A Bergamo il servizio di delivery non deve passare necessariamente per il filtro dei grandi colossi. Nascono Bergamo Smart Shopping e RistoraBergamo
Il servizio di delivery non deve passare necessariamente per il filtro dei grandi colossi come Amazon. Bergamo è la prima città in Italia a proporre due progetti online che hanno l’ambizione di portare i commercianti del territorio a competere sul mercato sfruttando l’innovazione digitale. Un’alternativa che va oltre l’e-commerce di quartiere, e che punta a diventare strutturale, consentendo agli esercenti di sopravvivere alla concorrenza di Amazon, Glovo, Deliveroo. Nascono a questo scopo Bergamo Smart Shopping e RistoraBergamo. Il primo è un esperimento unico nel suo genere: un servizio in cui la spesa a domicilio viene consegnata nella città e in 19 comuni limitrofi da Poste Italiane a prezzi concorrenziali (la consegna è gratuita fino a 40 euro) e in tempi più rapidi di Amazon. RistoraBergamo invece è una piattaforma online sviluppata da VisitBergamo. Quaranta ristoranti della città possono usufruirne gratuitamente come vetrina: il cittadino trova il menù che cerca, può ordinare e il ristoratore può organizzare da sé la consegna senza pagare il 35% di commissioni a un Glovo o Deliveroo. Entrambe le iniziative sono appoggiate dal Comune e dal Distretto Urbano del Commercio (Duc) e vanno incontro alle categorie commerciali più colpite dalle disposizioni e dalle restrizioni per contrastare la proliferazione del covid-19. Vediamole nel dettaglio.
“L’obiettivo di RistoraBergamo è quello di realizzare un servizio completamente gratuito, a differenza delle app e piattaforme esistenti, tipo Glovo, Deliveroo, che comportano costi anche molto elevati per gli esercenti, in questo periodo di emergenza e crisi del settore” spiega ad HuffPost VisitBergamo, Agenzia per lo sviluppo e la promozione turistica della provincia di Bergamo. Il servizio si rivolge a ristoratori, baristi, pasticcerie, produttori agricoli, gastronomie, ovvero tutto il panorama del cibo, sia pronto sia confezionato, della provincia di Bergamo. Al momento la consegna resta compito dei ristoranti, ma VisitBergamo è in trattativa per trovare un’azienda che si occupi anche del delivery, a prezzo calmierato.
Anche la piattaforma Bergamo Smart Shopping non prevede prezzi di abbonamento: il costo per il commerciante – vantaggioso, inferiore rispetto a quello di mercato – sarà quello fatturato a fine mese da Poste Italiane, in base al numero delle consegne effettuate. Per lui sarà creato un account sulla piattaforma delle Poste, attraverso la quale inserirà gli indirizzi a cui deve essere inviata la merce, in uno scambio poi gestito dal Duc.
L’idea dell’iniziativa nasce in tempi pre-pandemia, ma il covid ha dato un’accelerata al progetto, che partirà dal 28 novembre con l’adesione di circa cento negozi e diverse decine di fattorini di Poste Italiane coinvolti per la consegna. “Ci auguriamo possa diventare un servizio strutturale e fisso per i commercianti di Bergamo. Speriamo possa risultare utile in questa fase di emergenza, ma puntiamo a renderlo stabile” racconta ad Huffpost Nicola Viscardi, presidente di Duc. Il meccanismo è semplice: dopo l’acquisto in negozio, da marketplace, o attraverso i canali social degli stessi commercianti aderenti, sarà possibile prenotare la consegna della merce direttamente a casa propria, anche in giornata. Con una spesa minima stabilita di 40 euro, la consegna standard è gratuita per il cliente e avviene entro mezza giornata. Se si sceglie invece la modalità di consegna instant, al costo di 6 euro, la spedizione verrà recapitata entro soli 90 minuti dall’ordine.
Quattro le aree di Bergamo al momento coinvolte: Centro, Città Alta, Borgo Palazzo e Borgo Santa Caterina. I fattorini si muoveranno su mezzi elettrici e ibridi “perché il commerciante si preoccupa del contesto in cui vive”: “Si inizierà con diverse decine di persone coinvolte nelle consegne, per poi studiare un piano a seconda dell’evoluzione, intercettando le fasce della giornata più richieste. È il primo esperimento in Italia, quindi anche se Poste Italiane possiede le conoscenze per gestire una spedizione , questo è un ‘numero zero’ che andremo a costruire insieme. E speriamo diventi un progetto non sperimentale ma stabile”. E così Bergamo grazie all’innovazione digitale va in controtendenza rispetto a città che invece iniziano a pensare di affidare la logistica delle consegne a Amazon e prova a far funzionare diversamente Poste Italiane.
Nicola Viscardi ha 30 anni, è un commerciante e, da presidente del Duc, ha ideato insieme ai suoi colleghi questo progetto. La sfida di cui si è fatto carico è volta a rimboccarsi le mani per trovare soluzioni che permettano alla sua attività di emergere, nonostante un mercato così competitivo: “È chiaro a tutti ormai il valore più grande rappresentato dal comprare in negozi del territorio, piuttosto che su un online che non paga le tasse in Italia: l’esercizio commerciale della città reinveste sulla città e sulle famiglie che ci lavorano. Però la chiacchierata non può finire qui. Per sconfiggere il mercato così concorrenziale bisogna associarsi e attrezzarsi a livello comunitario per competere contro i colossi. Non basta la storiella del Davide, indifeso e buono, contro il Golia cattivo, che la fa da padrone. Anche noi commercianti dobbiamo fare rete per crearci delle armi e combattere questa nuova guerra del mercato con strumenti all’avanguardia, tecnologia, servizi, che ci rendano più competitivi di Amazon”.
Il servizio non va inteso solo come una risoluzione all’impossibilità fisica di recarsi in negozio a causa delle restrizioni anti contagio. Viscardi e soci l’avevano immaginata prima che il virus ridefinisse la nostra idea dello shopping e garantisce comodità anche a chi, ad esempio, si ritrovasse a fare acquisti durante una passeggiata in centro, così da non essere poi costretti a muoversi con pacchetti ingombranti. Se il progetto funzionasse, il Duc è pronto a condividerlo anche con altre realtà oltre il territorio di Bergamo: “Non siamo gelosi di ciò che abbiamo inventato. Mi farà piacere tra qualche mese condividere i dati e far sapere come è andata. Ora dobbiamo capire se ha le gambe per camminare, studiare i mezzi eventualmente per migliorarlo. Non possiamo far finta che non esistano altri servizi che funzionano meglio rispetto a quelli che avevamo fino a poco tempo fa. È necessario combatterli con strumenti contemporanei”. Fonte: HuffPost, Silvia Rendi, 26.11.2020