La Legge approda alla Camera. La pdl antispreco sostenuta dalle associazioni passa all’esame dell’Aula, entro mercoledì il voto. Tra le novità, procedure più semplici per donare le eccedenze alimentari, incentivi alle attività commerciali e sconti sulla tassa dei rifiuti. Si recuperano anche i farmaci
Non solo la Francia ma anche l’Italia adesso ha una legge contro gli sprechi alimentari. Approda infatti domani alla Camera la proposta di legge antispreco sostenuta dalle associazioni e presentata dalla deputata del Pd Maria Chiara Gadda. Il voto – forte di un sostegno bipartisan già manifestato in Commissione Affari Sociali – è previsto tra martedì e mercoledì, poi il testo passerà al Senato. Obiettivo della nuova norma è favorire l’uso consapevole delle risorse e il recupero di prodotti ancora utilizzabili da parte delle associazioni di volontariato, sburocratizzando le procedure per la raccolta e la donazione non solo di cibo ma anche di farmaci.
Incentivi per chi dona. “Rispetto alla legge francese (approvata a febbraio,ndr), che si basa sulla penalizzazione, quella italiana punta sugli incentivi e sulla semplificazione burocratica – spiega Gadda – e permette di superare le difficoltà che molti donatori incontrano. Ad esempio oggi un qualsiasi soggetto economico (impresa, ristorante, supermercato ecc.) che voglia donare eccedenze alimentari deve fare una dichiarazione preventiva cinque giorni prima della donazione. La nuova legge prevede invece una dichiarazione consuntiva a fine mese. Come a dire: tu dona. Poi alla fine del mese mi riepiloghi, garantendomi la tracciabilità di ciò che hai donato. E allora, ad esempio, il supermercato presenterà il documento di trasporto e il panettiere gli scontrini, dai quali potrà scaricarsi l’Iva. Punire chi spreca serve a poco, la cosa importante da capire è che gli alimenti recuperati non sono rifiuti, ma il prolungamento del cibo buono. E questa legge lo dice chiaramente, perché si fonda sul concetto di dono”.
Chiarezza sulle date di scadenza. Il tema della pdl è dunque semplice è immediato – evitare gli sprechi, recuperare il più possibile ai fini di solidarietà sociale – ma il testo (composto da 17 articoli) è abbastanza complesso, perché implica normative sulla sicurezza alimentare e anche di tipo fiscale, per evitare ad esempio tentativi speculazione, mercato nero o evasione. Inoltre si focalizza anche sulla responsabilizzazione del singolo cittadino: “Ad esempio – continua Gadda – abbiamo voluto ribadire che i prodotti con la dicitura ‘da consumarsi preferibilmente entro’ possono essere usati anche dopo la scadenza, sottolineando la differenza appunto fra termine minimo di conservazione e data di scadenza. O che il pane invenduto entro le 24 successive alla produzione è ancora buono e può essere donato. Abbiamo poi introdotto la possibilità di donare beni alimentari confiscati – cosa che già avviene ma solo a discrezione dei magistrati – purché integri e sicuri dal punto di vista igienico-sanitario. Inoltre le associazioni di volontariato, accordandosi con l’imprenditore agricolo, possono recuperare i prodotti che rimangono a terra durante la raccolta. Infine la legge garantisce ad attività commerciali e produttive in genere uno sconto sulla tassa dei rifiuti proporzionale alla quantità di cibo donato”.
I fondi stanziati. La nuova normativa stanzia anche risorse economiche importanti: “Il fondo legato al Tavolo indigenti (che da oltre due anni lavora mettendo insieme enti caritativi, industria, grande distribuzione e organizzazioni agricole per l’acquisto di derrate alimentari, ndr) è incrementato con 2 milioni di euro per l’anno 2016 – continua Gadda -. Poi vengono stabiliti altri due fondi: il primo, da 1 milione di euro all’anno per tre anni (2016-2018), fa capo al ministero dell’Agricoltura e finanzia progetti relativi a ricerca e sviluppo tecnologico nel campo del packaging intelligente antispreco, con la possibilità di coinvolgere i volontari del Servizio civile nazionale”.
L’altro fondo, sempre da 1 milione di euro, invece, è destinato dal ministero dell’Ambiente per promuovere nei ristoranti l’uso di contenitori per portarsi a casa gli avanzi (le cosiddette “family bag” già in sperimentazione in Veneto ). E qua la battaglia è soprattutto culturale: “In Italia – sostiene la prima firmataria della pdl – si prova ancora vergogna nel chiedere di portare via gli avanzi, all’estero è la normalità. Bisogna creare più consapevolezza nei singoli sulla necessità di ridurre gli sprechi. Per questo la legge coinvolge anche la Rai, che dovrà assicurare un numero adeguato di ore di trasmissioni televisive e radiofoniche dedicate all’informazione sui comportamenti antispreco in senso lato, sul cibo ma anche sull’acqua e l’energia”.
Cittadini più consapevoli. Bisogna lavorare quindi su tutta la filiera (da chi produce a chi raccoglie gli eccessi e li dona), ma ogni cittadino in prima persona deve fare la sua parte. I dati ci dicono infatti che se i 57% degli sprechi sono causati dagli attori economici (dai produttori primari fino alla distribuzione e alla ristorazione), il 43% dello spreco avviene a casa del consumatore.
fonte: La Repubblica, Monica Rubino, 13.03.2016