Nel restyling d’eccellenza voluto da Slow Food nei 20 anni della fondazione, una geometria adattabile a insegnamenti e pratiche che il cibo suggerisce
Aule all’aperto ribattezzate “Aule bosco”, con la firma di Stefano Boeri, uno dei più grandi architetti ed urbanisti italiani, ideatore e progettista, tra gli altri, del “Bosco Verticale” di Milano, l’opera di riforestazione metropolitana che ha l’obiettivo di incrementare la biodiversità vegetale e animale del capoluogo lombardo: è il regalo di compleanno dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, che festeggia 20 anni di fondazione da parte da Slow Food, con un restyling d’eccellenza, che rinnoverà le vecchie strutture dell’Ateneo e ne costruirà di nuove.
“Il progetto della Pollenzo 2.0. ha l’obiettivo di accompagnare la progressiva crescita della comunità studentesca e al contempo di rendere tutti gli spazi più adatti a ospitare una didattica inclusiva, partecipata e orizzontale – ha detto il fondatore Slow Food Carlo Petrini – il campus raddoppierà in dimensione e darà nuova vita e destinazione d’uso alla “Casa della Segreteria”, l’edificio storico stile neogotico che era parte integrante della tenuta carloalbertina di Pollenzo e che nel futuro prossimo avrà come principale funzione la biblioteca dell’Università. Boeri e i suoi collaboratori hanno saputo interpretare magistralmente, e poi trasformare in progetto concreto, la mia idea di luogo atto a ospitare la formazione dei futuri gastronomi: versatile, conviviale e semplice, tutti elementi che lasciano spazio alla creatività e alla voglia di esprimersi”.
La sfida accolta dallo studio Stefano Boeri Interiors è quella di concepire una struttura capace di rappresentare e rispondere alle necessità e ai metodi dell’Università di Pollenzo, tenendo conto della storia e delle peculiarità del luogo. L’obiettivo è di conciliare le esigenze pratiche della didattica e del mondo produttivo che vi è implicato, con le questioni sociali, ambientali ed economiche che sottendono tale mondo e che non vogliono essere ignorate. “Immaginare il futuro dell’università di Pollenzo significa sviluppare l’intuizione di Carlo Petrini di un’Università totalmente connaturata con gli spazi urbani, dove la trasmissione del sapere scorre ovunque e i luoghi e gli arredi della didattica acquisiscono una geometria variabile, adattabile a tutte le forme di insegnamento che le pratiche del cibo suggeriscono”, ha spiegato Stefano Boeri.
Il progetto vede, infatti, ambienti flessibili, in grado di trasformarsi e ri-assemblarsi, ma l’innovazione più curiosa riguarda gli spazi all’aperto: strutture temporanee in legno ribattezzate “Aule bosco”, circoscritte da una varietà di piante e caratterizzate da un sistema di sedute a gradoni. Avranno varie dimensioni e saranno mobili: potranno essere posizionate sia all’interno della corte dell’Università, sia in giro per la città e per il Piemonte, in occasioni utili per rafforzare la connessione tra ateneo e territorio. Lo studio si è ispirato a tre istituzioni: l’educazione sperimentale con approccio interdisciplinare del Black Mountain College (North Carolina, 1933), il concetto di “insegnamento all’aperto” come all’école de plein air de Suresnes degli architetti Eugène Beaudouin e Marcel Lods (1935) e la continuità tra spazi interni ed esterni caratteristica della Corona Avenue School di Richard Neutra, costruita a Los Angeles nel 1935.
L’Università di Pollenzo 2.0 si articolerà attorno a due poli principali dedicati rispettivamente all’“organizzazione del sapere”, lo spazio delle aule dei docenti che includerà anche il complesso dell’Agenzia e delle Tavole Accademiche, e alla “trasmissione del sapere”, che prevede la demolizione di una parte della struttura esistente in favore di una nuova costruzione comprendente una corte interna centrale su cui affacceranno le aule, la nuova Aula Magna, il Food Lab, il Laboratorio Sensoriale, la biblioteca e la segreteria. fonte: WineNews, 03.06.2024