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Ott 06 2021

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AQUA ALLEVA IL PESCE IN ALTO MARE: PIÙ SOSTENIBILITÀ E PIÙ QUALITÀ

Nel mar Ligure orate e branzini più magri e con meno farmaci allevati in 16 gabbie a un miglio dalla costa dove l’acqua è profonda circa 40 metri

Le vasche di Aqua per la piscicoltura a largo della costa ligure

Qualità del prodotto e tutela dell’ambiente. Sono gli elementi che caratterizzano l’allevamento di branzini e orate in alto mare, in gabbie sistemate a un miglio dalla costa in Liguria. A portare avanti questa attività, inserita anche nell’ambito del progetto europeo Idreem (curato per l’Italia dall’Università di Genova e coordinato da Scottish Association for Marine Science) è Aqua. L’azienda ligure che dal 2000 si occupa di allevamento di branzini e orate al largo di Lavagna nel golfo del Tigullio, è considerata «la prima società del nord Italia a svolgere integralmente il proprio ciclo di produzione in mare aperto» attraverso un impianto che «ricalca perfettamente le linee guida e il piano di transizione ecologica nel settore marino sostenuto dall’Ue».

La produzione media dell’azienda, che impiega una ventina di persone tra esperti marinai e sommozzatori professionisti, è di circa 450 tonnellate l’anno destinate per il 70 per cento al mercato ligure e per la restante parte a Lombardia, Piemonte e Valle D’Aosta. L’allevamento di orate e branzini avviene attraverso l’utilizzo di 16 gabbie affondabili sistemate a un miglio dalla costa e in un’area in cui l’acqua ha una profondità di circa 40 metri.

Un punto, come chiarisce Roberto Co’, amministratore delegato dell’azienda, «esposto agli agenti marini» e su cui agiscono senza interruzioni i venti da sud ovest. Una posizione che espone le strutture a eventuali danni dovuti a maltempo giacché «possono crearsi in condizioni estreme altezze d’onda di dieci metri», ma che ha degli effetti positivi sulla produzione e sull’allevamento. «Questo si traduce in due fatti – argomenta l’amministratore delegato – mantenimento della qualità ambientale e riduzione del trattamento farmacologico». Non solo: «Un altro aspetto importante è la percentuale di grassi bassa rispetto con tessuto magro e ben sviluppato rispetto. Condizioni dovute al fatto che l’allevamento avviene in un sito fortemente idrodinamico con tessuto magro e ben sviluppato».

Non solo qualità nell’allevamento ma anche tutela ambientale.«Questo tipo di attività – argomenta Co’ – non lascia un impatto rilevabile neppure dopo 20 anni». L’utilizzo delle gabbie “affondabili”, che nasce dalla mutuazione di un brevetto norvegese, deve però fare i conti con il maltempo, ma soprattutto con eventi eccezionali. «Le gabbie, quando ci sono condizioni di particolare gravità vengono affondate per circa quindici metri – argomenta il manager –. Nel 2018, quando c’è stato l’evento che ha colpito Rapallo e altri centri abbiamo subito danni per due milioni e seicentomila euro (anche se coperti da assicurazione)».

Mariachiara Chiantore, ricercatrice e docente all’Università di Genova e coinvolta nel progetto Idreem, aggiunge:  «Le attività di Aqua bene si collocano nell’ambito delle recenti Direttive della Comunità Europea. In particolare il Green Deal e la strategia Farm to Fork che sottolineano il potenziale dei prodotti ittici di allevamento come fonte di proteine per alimenti e mangimi con una bassa impronta di carbonio, cui spetta un ruolo importante per contribuire alla costruzione di un sistema alimentare sostenibile, creando opportunità di lavoro. Al tempo stesso devo aggiungere che per quanto riguarda l’acquacoltura c’è la necessità di andare oltre da un punto di vista ingegneristico e di sistemi avanzati».   Fonte: Sole 24 Ore, Davide Madeddu, 05.10.2021

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