Se ne va un pezzo di storia di Langa e del Barolo e Barbaresco, “scritta” con la cantina Pio Cesare. Il direttore Alessandro Regoli: “un caro amico”
Un pioniere. Lo era perché, con un lavoro capillare ed appassionato, consapevole e lieto di scrivere un pezzo importante di storia delle Langhe, è stato tra i primi a dare un senso concreto ed a far capire il valore dell’investire sul territorio e per il territorio. E lo ha fatto facendo del proprio marchio un punto di riferimento del vino piemontese, aprendo, con i suoi Barolo ed i suoi Barbaresco, la strada in tanti mercati internazionali che presidiava in prima persona, viaggiando instancabilmente con i suoi vini da una parte all’altra del mondo. Nel solco di una tradizione propria della cantina di famiglia, che fin dalla nascita a fine Ottocento da parte di Pio Cesare, per produrre vini per sé e gli amici, si fece conoscere ben presto in Europa già ad inizio Novecento e grazie ai viaggi del suo intraprendente fondatore, con il passaporto n. 55, tra i primi ad essere rilasciati in Italia. Questo era Pio Boffa, storico produttore alla guida della Pio Cesare, prematuramente scomparso a soli 66 anni, “un grande imprenditore, una delle figure più importanti del mondo del vino italiano e del Barolo e Barbaresco”, lo ricorda il direttore WineNews Alessandro Regoli. Se n’è andato in “un anno che per tanti è stato difficilissimo”, sperando “nella ripartenza e nei vaccini” e trovando conforto tra i vigneti ed in cantina, perché almeno “la natura è stata clemente, portando con sé un connubio perfetto tra qualità e quantità” mentre “fuori regna l’incertezza economica e la crisi dei mercati”, aveva detto nelle ultimissime interviste a WineNews, fino al marzo, ammonendo “ad essere seri e realisti, comunicando anche al consumatore questa sofferenza”.
“Ho perso un buon amico – aggiunge Regoli – una persona per bene che, più di ogni altro in Langa, ha viaggiato nel mondo per 30 anni e sui mercati per costruire domanda per i suoi vini, per le etichette di tutto il suo territorio e per il Piemonte del vino in generale. Era un vero punto di riferimento per le nostre analisi ed i nostri commenti, uno degli imprenditori che ascoltavamo con attenzione ed ammirazione per le sue informazioni sempre serie, importanti, di qualità e di prima mano sull’andamento internazionale”.
Uno spirito con il quale cinque generazioni si sono succedute nella produzione di grandi vini nella cantina di famiglia, puntando su una qualità altissima. Fino a lui, che del bisnonno aveva raccolto il testimone (e il cognome come nome) proseguendo una storia lunga 140 anni, con accanto la moglie Nicoletta, e il cugino Augusto, il nipote Cesare, figlio della sorella Federica, e la figlia Federica Rosy. E che ora la porteranno avanti, nei 70 ettari di vigneti nelle zone più pregiate del Barolo e del Barbaresco e dei loro cru, “orgogliosamente incluse nella lista delle Menzioni Geografiche Aggiuntive”, con la cantina storica costruita sulle antiche mura romane nel cuore di Alba (e nell’Istituto del Vino Italiano di Qualità Grandi Marchi), ed i cui vini, dai Nebbioli “Classici” ai “Single-Vineyard” (i Barolo Ornato e Mosconi, e il Barbaresco Il Bricco, accanto al Fides Barbera d’Alba Superiore “Vigna Mosconi” e allo Chardonnay Piodilei), ma non solo, oggi sono esportati in oltre 50 Paesi del mondo. “Ciao Pio, amico mio, riposa in pace in questo ultimo viaggio”. Fonte: WineNews, 17.04.2021