L’argomento non è certo dei più facili, ma siccome il problema del vino che contiene alcol, della sua assunzione, della quantità e della salute, della lucidità e della guida continua ad essere tema che ci riguarda tutti da vicino, abbiamo voluto prendere il toro per le corna e affrontare l’aspetto a nostro parere più sgradevole, vale a dire il tema della de-alcolizzazione del vino e della produzione di bevande a base di vino de-alcolizzato.
L’abbiamo fatto con il professor Luigi Moio, docente di enologia all’Università di Napoli e presidente della Commissione Enologica dell’O.I.V., cioè l’organismo internazionale che regola e governa la produzione di vino nel mondo e che è chiamato a pronunciarsi sulla spinosa questione in esame, soprattutto dietro l’interessata spinta delle viticolture emergenti. Il titolo del nostro convegno era molto chiaro: “L’insostituibile ruolo sensoriale dell’etanolo nel vino e il problema della de-alcolizzazione”. Il professor Moio ci ha, così, spiegato come agisca l’alcol sulle nostre cellule ricettive, ma ci ha parlato in particolare del suo ruolo nel contesto degli aromi del vino. Le analisi sensoriali effettuate da un esperto panel di degustatori hanno mostrato chiaramente che la de-alcolizzazione dei vini diminuisce tutte le più piacevoli sensazioni fruttate, mature e dolci, mentre aumenta per contro i più spiacevoli gusti amari ed astringenti. È quindi evidentissimo come, per chi ami il vino ed i suoi piaceri, questa pratica rivesta un ruolo esclusivamente negativo. Per sincerarcene di persona, abbiamo comunque voluto toccare con mano il problema e ci siamo inerpicati in una difficile degustazione di vini a basso tenore alcolico, fino ad arrivare allo zero quasi assoluto. Diciamo subito che è possibile trovare qualche cosa di buono solo nei vini che nascono con bassa gradazione alcolica attraverso mirate pratiche viticole ed enologiche: uno su tutti, il Filii Vigneto delle Dolomiti di Pojer & Sandri, vino a 9,5° che è davvero molto buono e fine. E di vini a circa 10° ne stanno nascendo molti altri, per ora con risultati qualitativi quasi sempre modesti, ma è facile prevedere che qualche passo in avanti sia ancora possibile farlo. Decisamente squilibrati, invece, i vini de-alcolati qualora si superi una riduzione di 3-4 gradi, mentre sono dolorosamente tragiche le bevande a tasso alcolico di 0,3 o 0,5, prodotti davvero imbevibili e con gusti del tutto estranei a quelli del vino; di qualsiasi vino da qualsiasi parte del mondo.
Dopo uno sforzo durato tutto un pomeriggio, una sola cosa su tutte ci è rimasta chiara in mente, anzi chiarissima: se è proprio necessario, beviamo piuttosto un bicchiere in meno, ma beviamo solo i nostri grandi vini di ottima qualità, senza trucchi e senza inganni.
Fonte: Il Consenso; firma: G.B.