Ci auguravamo (come di consueto) una piacevole serata, la verità è che siamo stati stupiti e affascinati da un mondo, quello della birra, ai più sconosciuto, molto intrigante e di altissimo livello, in alcun modo accostabile al mondo del vino.
Dopo una generosa accoglienza da parte del patron Antonio Lecchi e del suo staff, a base di infiniti stuzzichini: selezione di salumi e formaggi orobici, freschissime focacce e una lunga teoria di piccoli fritti vegetali e di mare, accompagnati da una birra blanche fresca e beverina, ci si accomoda in sala.
Entriamo così nel vivo della serata, Giorgio Marconi (docente MOBI) ci racconta la prima birra della serata che si chiama Rurale, una brillante interpretazione dello stile pale ale di derivazione americana, fatta dal talentuoso Riccardino Franzosi, mastro birraio in quel di Montegioco (Al). Le note fresche, erbacee e agrumate della birra, hanno incontrato l'aromaticità delle cipolle di Tropea e la grassezza articolata della crema di taleggio, lasciando un ricordo di fresca pulizia al palato. Abbinamento stimolante e appagante insieme!
Ogni gioco d'abbinamento era poi analizzato e spiegato ad alta voce da Antonio, che oltre ad essere ospite generoso, ha mostrato anche il suo cotè di eccellente didatta.
Dopo uno scambio di pareri con la platea si è passati alla successiva tornata, Giorgio ci ha presentato la seconda birra: un'inusuale variazione dello stile d'abbazia da parte dei tipi della De Dolle Brouwerij (Belgio). La Guldemberg è a tutti gli effetti una belgian ale che unisce alla corposità di una classica triple, una luppolatura ed un uso dei lieviti selvaggi che ne amplifica lo spettro gusto-olfattivo. A questa birra così importante è stato abbinato un piatto confortevole e invernale come la guancetta di vitellone con purea di patata. Rimarchevole l'intuizione dello chef di non lavorare il purè in maniera classica ma di schiacciare semplicemente le patate e mantecarle con il sugo di cottura della guancia, procedimento che ha fornito un ottimo equilibrio al piatto senza sovraccaricarlo in grassezza. La bellezza dell'abbinamento è stata l'incontro tra complessità aromatiche dolci amare del malto e luppolo della birra con le parti morbide e succulente della carne unite alla dolcezza della patata, gioco amplificato dalla risonanza data dalla riduzione della salsa vinosa usata nella cottura della carne. La platea pare aver gradito!
Dopo un abbinamento così complesso, abbiamo provato l'incontro tra due sapori senza elaborazioni di sorta: una birra scura da meditazione ed un formaggio intenso come il pecorino stagionato. L'idea di abbinamento è partita da una corrispondenza territoriale, regola semplice ed efficace, formaggio e birra vengono infatti dalla terra di Sardegna; ai profumi del pecorino giustamente stagionato, ha fatto da contrappunto la bellezza aromatica della BB10, strepitosa idea dei tipi del birrificio Barley di Maracalagonis (Ca), capaci di coniugare le complesse tostature di malti inglesi con le suggestioni della sapa (mosto d'uva cotto) di Cannonau. E' stato il classico esempio in cui la semplicità dell'accostamento ha svelato una stratificazione di aromi e sapori.
Per chiudere in crescendo, cosa non facile dopo esperienze gustative così intense, è arrivato in tavola un avvolgente tortino caldo di cioccolato cru Nyangbo con salsa di agrumi accompagnatoda una trappista di gran rango come la Rochefort 10 dell'Abbaye de St. Remy. Abbinamento classico giocato su equilibri di intensità elevata: tostature, cremosità, freschezze erbacee del luppolo e agrumate della salsa, ogni componente ha trovato il suo spazio senza stancare la bocca, degna conclusione di una gran cena.
Sarebbe bello che l'esperienza di abbinamento col cibo fosse normalmente pensabile per ogni tipo di bevanda: vino, birra, sidro, sakè, tè, superalcolici. Ogni incontro nuovo è fonte di possibili bellissime sorprese: buon viaggio!