martedi 24 febbraio all'Enoteca Leone di Gazzaniga
La serata si preannuncia di quelle giuste.
Ad attenderci sull’uscio un impeccabile e sussiegoso Gomez fa gli onori di casa. Poggiata sul bancone, la Mano introduce una conturbante e ferale Morticia che dispensa sorrisi, vagamente tetri. Scendiamo nel ventre della balena, Mercoledì mesce copiose bollicine che dai poggi rocciosi della Valcamonica l’azienda Bignotti dei “Cultivar delle Volte” ha riservato per i nostri impazienti palati.
Primo bonus fuori programma: una gradevole salsiccia di cinghiale della Val Rossa, animale di ingombrante presenza ormai, ahimè, dissennatamente diffuso anche da noi.
In sala ci aspetta un piatto con i 5 salami selezionati disposti da ovest a est, così a marcarne la provenienza.
In sequenza infatti ci giungono da S.Omobono, Valle Imagna, il primo; Petosino, Bassa Brembana il secondo. Valpiana di Valle Seriana il terzo: Vigolo, Monte Bronzone il quarto; Pagazzano, bassa bergamasca l’ultimo.
Già l’impressione visiva e olfattiva la dice lunga sui diversi modi di interpretare la ricetta tradizionale, in bocca poi le differenze paiono ancor più marcate.
Molto fresco, rosso vivo e ‘carnoso’, il primo campione è scarsissimo di lardelli. Più rosato ed equilibrato, il secondo, ricorda a molti il modello di riferimento del salame tipico bergamasco, purtroppo ancora un po’ fresco. Sezione più snella, stagionatura adeguata, il salame ambasciatore della Valle Seriana sa il fatto suo.
Già estremamente intrigante al naso, il salame di Vigolo racconta in modo puntuale ed inequivocabile la sua natura: l’alimentazione a base di frutta dell’animale conferisce sapidità dolcezza, profumi complessi. Un’esplosione di sapori da primo della classe. Last but not least il salame della Bassa, sicuramente il più stagionato ed invecchiato, conclude, con il suo deciso impatto sulle papille, il giro della Provincia… in 5 fette, per così dire.
Si procede ad una sessione in scioltezza del gioco del piacere, assegnato il punteggio emerge di molte lunghezze il salume di Vigolo, più o meno a pari merito tutti gli altri, però decisamente staccati.
Nel piacevolissimo discorrere in sala emerge che 3 dei salumi in assaggio appaiono fatti ma non finiti, per l’insufficiente invecchiamento.
Nota dolente, comune molto frequentemente al settore caseario: i produttori spesso commercializzano prodotti non ancora completi nella stagionatura.
Secondo bonus: dalla riserva personale di uno dei convitati arriva in tavola un piatto di salame di cinta senese. Generale religioso silenzio. Nessuno azzarda paragoni che sarebbero fuori luogo.
Dalla cucina riemerge Gomez-Simone che, presentato il rosso da uve cabernet merlot e marzemino, sempre della Cantina di Pianborno, serve fumanti strozzapreti con mascarpone e salsiccia. Nonostante le facoltà gustative siano state messe a dura prova dal tour de force con le fette super size di cui sopra, il piatto è molto accattivante e delicato.
Sarà la l’atmosfera famigliare e scanzonata, sarà perché è l’ultimo di carnevale e la quaresima, di questi tempi, si profila più magra e lunga del consueto, ma tutto fila a meraviglia.
A proposito di ultimo di Carnevale…giunge, nuova sorpresa, il terzo bonus! Cenci e frittelle leggerissime che preludono ad un agognato caffè.
Una scorpacciata coi fiocchi, una generosità e una cordialità che invitano a tornare presto in questo locale amico che merita tutto il nostro apprezzamento.
Alla prossima a tempo di jazz.