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Mag 05 2008

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I MERCOLEDI DEL VINO: FRANCIACORTA

LA FORZA DI UN PROGETTO

Circolo della Valle – Valle Vertova,  23 Aprile 2008

DOCG dal 1995, con la denominazione Franciacorta si intendono quei vini spumanti prodotti con il metodo classico della rifermentazione in bottiglia (nota di curiosità: la DOC Cellatica è la più antica d'Italia)

Il nome Franciacorta deriva molto probabilmente dalle “Corti Franche” monastiche, sorte attorno all'anno mille, che godevano di un'esenzione dei dazi sulla terra e le sue attività; il più importante era quello di S.Giulia a Brescia, la cui Badessa era figura di riferimento per la vita del contado.
2000 sono gli ettari dedicati alla produzione vitivinicola, 1500 destinati alla produzione delle bollicine e 500 (in costante calo) alla produzione dei vini fermi.
Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Bianco (in ordine di diffusione vitata) le varietà di uve ammesse dal disciplinare di produzione per il Franciacorta; per i vini fermi rispettivamente Chardonnay e Pinot Bianco per il Terre di Franciacorta bianco e Merlot, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Barbera, Nebbiolo, Incrocio Terzi, Marzemino e Schiava per il Terre di Franciacorta rosso.
Per la vendemmia 2007, il cui tiraggio sta avvenendo all'incirca in questo periodo, sono previste circa 7 milioni di bottiglie (Champagne circa 300 mln).
Il numero di produttori, tutti iscritti al potente Consorzio per la tutela del Franciacorta, sono circa 80.
In etichetta non è scritta la descrizione del vino, per capirci la dizione “spumante” è volutamente omessa, per cui si punta ad una forte identificazione tra il nome “Franciacorta” e l'essere uno spumante metodo classico.
I VINI:
Si parte da un vino base con caratteristiche adatte alla spumantizzazione, dato il microclima piuttosto caldo, le vendemmie sono anticipate (circa inizio-metà agosto) per preservare il giusto tenore di acidità e calmierare il naturale potenziale alcolico (che sarà attorno agli 11 gradi); in primavera si effettuerà poi il tirage, imbottigliando il vino di base con un'aggiunta di zucchero (che può variare dai 24/25 grammi-litro se si vuole ottenere uno spumante cioè con una pressione interna di 6 atmosfere, o 20 grammi-litro per ottenere un Satén, con una pressione di 4,5 atmosfere) e lieviti della famiglia Saccharomyces Cervisiae. Con questa operazione si induce una seconda fermentazione che avverrà all'interno della bottiglia (metodo classico). Le bottiglie così preparate riposeranno in cataste (sur latte) in cantine termocondizionate ad una temperatura costante tra gli 11 e i 13 gradi centigradi; questa operazione è chiamata “presa di spuma”.
La permanenza del vino a contatto con i lieviti è subordinata alla tipologia di appartenenza scelta per il singolo prodotto che si vuole ottenere; il disciplinare indica un periodo minimo di 18 mesi dal momento del tiraggio alla sboccatura per i vini non millesimati (ad esclusione del Satén che necessita di 20 mesi), mentre per i millesimati l'affinamento minimo è di 30 mesi.
Terminato il periodo di permanenza sui lieviti verrà operato il rémuage, ovvero un progressivo avvicinamento dei lieviti verso il collo della bottiglia per facilitarne l'espulsione. Questa operazione (bottiglie in punta) si effettua ponendo le bottiglie in sostegni che permettono di inclinarle con il collo verso il basso (pupitre o giropallet) e dura all'incirca una ventina di giorni. L'operazione di eliminazione dei lieviti è detta sboccatura, con essa termina il ciclo produttivo dello spumante; la bottiglia verrà ricolmata  (con una miscela di: zucchero o MCR, vino d'annata, anidride solforosa, gomma arabica, tannini liquidi..) in maniera diversa a secondo del grado zuccherino e della tipologia di prodotto che potrà essere (in ordine crescente di residuo zuccherino):

Pas Dosè, 0-3 grammi/litro, tipologia che esalta la vinosità dello spumante, necessita quindi di una base dotata di maggiore struttura, buon rapporto con l'acidità e componenti aromatiche pregevoli. L'affinamento sui lieviti previsto dal disciplinare è di 18 mesi minimo per i senza annata (caso molto raro in questa tipologia) e di 30 mesi minimo per i millesimati.

Extra Brut, 3-6 grammi/litro, la categoria che più esalta il terroir franciacortino per via di un migliore equilibrio tra maturità-acidità e residuo zuccherino. Affinamento sui lieviti di 18 mesi min. per i s.a. e di 30 mesi min. per i millesimati.

Brut s.a., 6-15 grammi/litro, anche se in Franciacorta si tende ormai a dosare poco i vini di questa categoria, che è la più diffusa, a causa della minore predisposizione acida delle basi da spumantizzare; con un dosaggio vicino ai minimi (< 8-9 grammi/litro) avremo vini più nervosi e minerali, con dosaggio importante (>10 grammi/litro) avremo vini più pieni e “aperitivi”. Affinamento sui lieviti previsto 18 mesi min.

Brut millesimato, dosaggio come nella precedente categoria, cambia un po' la filosofia produttiva, le aziende tendono a riservare per questa tipologia dei vini di base provenienti da selezioni accurate (di vigna e/o di cantina), spesso maturate in legno piccolo, con un plus quindi di complessità e struttura,  mentre il periodo di affinamento sui lieviti si allunga anche oltre i 30 mesi previsti dal disciplinare, con tendenza ad arrivare ai 60 mesi per i Franciacorta millesimati riserva (tipologia di prossima istituzione).

Satén, prodotto con sole uve Chardonnay (Blanc des Blancs), è la tipologia più in voga in questo periodo, ogni produttore la interpreta in maniera personale. Si va dai vini dolcemente cremosi grazie ad un consistente residuo zuccherino (10-15 grammi/litro) combinato con la minore pressione carbonica, per vini decisamente aperitivi e poco impegnativi, a versioni più importanti che uniscono le caratteristiche di basi selezionate, affinate in legno e lunghe soste sui lieviti (oltre i 30 mesi per i millesimati).

Rosè, produzione abbastanza di nicchia che necessita di buone risorse di uve Pinot Nero, cosa non facile dato il difficile adattamento del vitigno al clima della Franciacorta. Il Pinot Nero soffre molto il calore della zona e sono poche (in rapporto all'estensione vitata) le posizioni favorevoli in cui allevarlo.
Per ottenere il rosè i metodi più usati sono: una breve macerazione (12-24 ore) delle bucce con il mosto oppure il taglio di basi rosse con basi bianche.

Demi sec o Extra dry, tipologia ancora di nicchia, dato l'elevato dosaggio (oltre 15 grammi/litro), tranne poche eccezioni è un vino immediato e senza troppe ambizioni intellettualistiche.

I TERRENI:

la morfologia è generalmente collinare o pedecollinare molto dolce, clima mediterraneo, l'altitudine media si aggira attorno ai 250 m slm, con punte di 350-400 nelle zone di Monticelli, Ome, Gussago e Montorfano.

I SUOLI:

1) la zona orientale sud (Gussago, Monticelli Brusati, Ome, Cellatica, Rodengo Saiano) si spinge quasi fino alle porte di Brescia, è caratterizzata da un profilo collinare; i suoli sono calcarei, calcareo argillosi con venature di marne, caratterizzati da terrazzamenti frequenti e da pendenze elevate, ne fanno una zona vocata per i vitigni a bacca rossa, con buon nerbo acido, buona struttura, particolare ricchezza aromatica negli Chardonnay e ottima predisposizione per il Pinot nero nei versanti più freschi ed elevati. Fa eccezione la zona di Rodengo Saiano che occupa prevalentemente terreni di pianura.
2) zona orientale nord (Provaglio, Passirano, Paderno Franciacorta), da nord sotto il lago d'Iseo dopo le torbiere, Provaglio è caratterizzata da un profilo collinare e pedecollinare, con suoli morenici sciolti ricchi di detriti; Passirano ha un andamento più disomogeneo, con caratteristiche pedecollinari nelle frazioni Monterotondo, Fontècolo e Camignone e zone prevalentemente pianeggianti nel resto del comune, i suoli sono di origine morenica, più sottili e ghiaiosi nelle alture, più profondi e compatti in pianura (con conseguenti difficoltà di allevamento della vite a causa dello scarso drenaggio ed un forte rischio siccità); Paderno è zona vocata per il mais, con suoli mediamente profondi, umidi e generosi per l'agricoltura, ma scarsamente vocati per la viticoltura di qualità (carenza di struttura ed aromi). Da questa zona provengono soprattutto vins clairs per i tagli delle basi più comuni.
3) zona occidentale (Paratico, Capriolo) a suolo collinare superficiale ciottoloso e ghiaioso nel territorio di Paratico e piccoli sconfinamenti a Capriolo, che per il resto, scendendo cioè verso sud, ha conformazione pedecollinare con terreni morenico argillosi più profondi e meno vocati. Da notare che in queste zone la densità d'impianto è notevolmente inferiore che nel resto della Franciacorta.
4) il cuore della denominazione: Adro, è netta la separazione tra il versante che guarda verso l'Oglio e Capriolo, dove i suoli sono meno vocati, pianeggianti ed a prevalenza argillosa e la zona nord orientale del comune, a ridosso del Monte Alto, qui il suolo è poco profondo a tendenza ghiaiosa; medesima situazione a Cazzago S.Martino, con prevalenza di terreni di pianura. L'eccezione è concentrata nella frazione di Calino, caratterizzata da un profilo collinare morenico puro, ideale per la coltivazione di Chardonnay di grande qualità. Erbusco è la zona più conosciuta della denominazione, ad alta densità di impianti, si divide in zone storicamente vocate per la viticoltura di qualità, che si trovano nella parte più alta del comune (nello specifico la zona della Sèradina equivale ad un cru per lo Chardonnay) e zone di recente espansione viticola che si trovano a ridosso dell'autostrada, con caratteristiche decisamente inferiori. Cortefranca riunisce in sé quattro frazioni (a nord Colombaro, a est Timoline, a sud Borgonato e ad ovest Nigolìne), non tutte con le medesime vocazioni e caratteristiche: a Nigolìne ritroviamo condizioni felici come nelle parti migliori dei confinanti Adro ed Erbusco, così per Colombaro dove hanno importanza determinante i suoli morenici superficiali, mentre Timoline e Borgonato hanno caratteristiche più simili alle parti pianeggianti dei confinanti Provaglio e Passirano.
5)la zona sud (Cologne, Coccaglio, Rovato) è forse un'altra Franciacorta, dominata dal profilo del Montorfano ha caratteristiche di suoli (conglomerati) e di clima completamente differenti. Qui la piovosità è molto contenuta (800 mm/anno contro 1000 delle altre zone) e le uve maturano generalmente 10-15 giorni prima che nel resto della Franciacorta, il monte è un'autentica barriera naturale contro le correnti fredde che scendono dal lago creando un microclima ideale per i vini rossi. I vigneti posti in collina e soprattutto nel comune di Cologne danno vini strutturati di buona complessità similarmente a quelli della zona orientale (Cellatica e Gussago).

LA DEGUSTAZIONE:

1)Fratus La Riccafana, Brut s.a. (base vendemmia 2004) – Cologne:
Colore paglierino carico, luminoso, perlage fine, aromi di frutta esotica con frutto caldo e maturo, sentori di lievito, con un tocco erbaceo e ricordi agrumati freschi (limone). In bocca ritorna l'aspetto maturo e carnoso  della frutta (susina), accompagnato da un'acidità importante forse un po' aggressiva, nell'insieme di buona lunghezza e sapidità.

2) Barboglio de' Gaioncelli, brut s.a. (base vendemmia 2005) -Timoline di Cortefranca:
Paglierino brillante con riflessi verdi, esuberante perlage, fine e durevole, al naso è più schivo del precedente, inizia con sentori lattici e di lievito per poi aprirsi verso note di fragolina di bosco seguiti da una delicata mineralità (pietra focaia); col passare dei minuti il ventaglio aromatico si amplia verso aromi quasi balsamici per un quadro di bella complessità. In bocca è molto fresco, frutto sottile accarezzato da un'acidità molto ben bilanciata ed una carbonica fine. Di bella lunghezza e articolazione, è un Franciacorta che gode di un profilo discreto ma profondo e persistente.

3) Battista Cola, brut s.a. (base vendemmia 2004) -Adro:
Paglierino scarico illuminato da bei riflessi verdolini, naso sontuoso che apre con delicate note di Yogurt, poi sentori di sottobosco (fungo) che con il passare del tempo diventano delicatamente tartufate, piano escono aromi di frutta esotica molto fresca (lime) e di legno di liquirizia. In bocca tutti questi aromi sono declinati con ordine e grazia, il palato è setosamente cremoso, la carbonica molto fine ed un'acidità perfettamente bilanciata infondono alla componente aromatica un insieme di tattile saporosità.

4) Enrico Gatti, brut s.a. (base vendemmia 2004) -Erbusco:
Giallo dorato luminoso e pieno; ecco il Franciacorta archetipico, grande maturità di frutto (ananas, pesca) accanto a note boisè che dipingono un vino piuttosto muscolare (almeno rispetto ai precedenti). Bocca importante e voluminosa, l'aspetto fruttato dolce e maturo è accompagnato da un'acidità citrina in un gioco di contrasti ad alto livello percettivo. Sicuramente un vino più di potenza che di finezza, forse il cuore “caldo” franciacortino.

5) Colline della Stella- Andrea Arici, pas dosè s.a (base vendemmia 2004) -Gussago:
Giallo dorato vivo nei riflessi verdi, naso di fiori d'agrumi, minerale di sasso bagnato, lievitoso di crosta di pane, col passare dei minuti escono note di sottobosco umido, quasi terrose e floreali (ciclamino). La bocca è severa (dosaggio praticamente assente) e asciutta, frutto maturo (lime, ananas ma anche ribes rosso) ben amalgamato con l'acidità che rinfresca un corpo importante ma non ingombrante. In chiusura ritornano belle note agrumate. La percentuale importante di Pinot Nero allevato su freschi terrazzamenti dona spessore e lunghezza senza muscolarizzare l'espressività del vino, che coniuga felicemente struttura ed eleganza.

Link utile è quello del Consorzio del Franciacorta, qui troverete tutte le notizie circa l'attività di promozione del consorzio, nonché gli indirizzi mail di tutte le aziende aderenti.

 

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