Le parole del Pontefice per aprire l’edizione dei 20 anni del Salone del Gusto. Carlo Petrini: “Non poteva esserci un esordio più autorevole e ricco di contenuti”
Foto sono di Alessandro Vargiu
“Care sorelle, cari fratelli”. Con una lettera di papa Francesco letta da Lella Costa sul palco della cerimonia di inaugurazione è iniziata al Parco Dora di Torino l’edizione 2024 di Terra Madre – Salone del Gusto, l’edizione dei vent’anni. Non un semplice messaggio di saluto, quello del Pontefice, “ma un vero e proprio documento programmatico dai contenuti sociali e politici straordinari, che partendo dall’agricoltura arriva a parlare di ambiente, di ecologia e finanche di guerra e immigrazione”, ha subito sottolineato il fondatore di Terra Madre e Slow Food, Carlo Petrini.
Scrive il Papa: “Spesso l’agricoltura viene strumentalizzata dalla logica del profitto, diventando quindi un mezzo per inquinare la terra, sfruttare i lavoratori e impoverire la biodiversità. Eppure l’agricoltura è la prima attività che Noè pratica dopo il diluvio universale. È il primo dono che Dio consegna nelle mani degli uomini per consentire loro di sviluppare un rapporto di fedeltà, alleanza, e solidarietà tra di loro e con la terra promessa. Voi che portate avanti la coltura e la cultura del cibo nel pieno rispetto della natura, voi che arrivate da ogni parte del pianeta in rappresentanza di comunità spesso trascurate, che ben conoscete i limiti imposti dalla naturale lentezza dell’evoluzione biologica, ebbene voi siete spesso i primi a patire gli effetti disastrosi della crisi climatica. Sto parlando della siccità, della desertificazione, di fenomeni atmosferici sempre più violenti, della scarsità di risorse, ma anche dei conflitti e quindi delle migrazioni. […] Noi e tutti insieme, dobbiamo essere consapevoli che attraverso li vostro lavoro e i vostri sacrifici passa molto della sorte di questo pianeta. Ecco che questo appuntamento di Terra Madre assume un significato importantissimo. Il dialogo, lo scambio culturale, la condivisione – sia delle problematiche che delle pratiche risolutive – e li senso di comunione che si crea in un’assise di questo tipo può disegnare nuovi scenari di speranza per l’umanità”.
Nella lettera inviata alla comunità di Terra Madre Francesco sottolinea “la necessità di intraprendere tutti, nessuno escluso, un percorso comune che mira verso un’ecologia integrale ed una conversione ecologica secondo cui tutto è intimamente connesso. Voglio dunque manifestare tutto il mio supporto a chi interpreta in maniera sana il rapporto con il cibo e la terra. Ebbene avere coscienza che, nella complessità del mondo moderno, in cui crisi climatica e crisi sociale viaggiano di pari passo, difendere la biodiversità, interrompere al deforestazione, eliminare gli sprechi, e passare velocemente a risorse rinnovabili vuol anche dire perseguire la strada della Pace, vera urgenza di questo periodo storico”.
Per Petrini, “non poteva esserci un esordio più autorevole e ricco di contenuti per i 3mila delegati arrivati a Torino da 120 paesi e per le 100 comunità indigene qui rappresentate. Sono loro la vera unicità e il valore aggiunto di questo evento che in 20 anni ha prodotto una rivoluzione culturale e azioni tangibili come i 6mila orti creati in Africa, i mercati contadini, il ritorno della caseificazione con il latte crudo anche in paesi come gli Stati Uniti e l’Australia”. Ma il fondatore guarda avanti: “Terra Madre è spesso stata definita l’Onu dei contadini, degli allevatori e dei pescatori. Ebbene, io credo che oggi questo movimento debba assumere un ruolo ancora più politico e rappresentativo, per non essere costantemente relegato ai margini da chi fa le scelte. Occorre un cambio di paradigma e anche un ricambio generazionale, rendendo i giovani protagonisti del futuro cambiamento”.
“Noi siamo natura” è lo slogan scelto per l’edizione dei vent’anni. “Noi non facciamo Terra Madre, noi siamo Terra Madre – ha ribadito la presidente nazionale di Slow Food, Barbara Nappini -. Quando il cibo diventa merce entra nelle logiche finanziarie, in un sistema che produce conflitto, consuma le risorse naturali, provoca sfruttamento e non mette al centro il bene comune, ma solo quello di qualcuno. Noi vogliamo scardinare questa logica raccontando in questi giorni storie diverse e testimoniando un’altra idea di mondo. Da Torino ci rivolgiamo ai decisori politici che in questi giorni si trovano riuniti a Siracusa per il G7 Agricoltura: servono scelte coraggiose che sappiano guardare non solo a domani, ma ai prossimi secoli. Ci vuole il coraggio di abbandonare un paradigma basato sul profitto per abbracciarne uno incardinato sulla vita”.
Reduci dal G7 Agricoltura a Siracusa sono il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, e l’assessore al commercio Paolo Bongioanni. “A Ortigia si respirava il clima di un cibo buono, pulito e giusto, parole che Petrini coniava 20 anni fa dando il via a una vera e propria rivoluzione culturale che ormai è patrimonio di tutti – ha sottolineato Cirio -. Il tema della giustizia ci riguarda tutti, anche in Piemonte, perché non è accettabile vendere una bottiglia a 80 euro e scoprire che dietro quell’etichetta c’è l’ombra dello sfruttamento di qualche lavoratore nei vigneti. Per fortuna sono una piccola minoranza, ma vanno subito fermati”.
Dopo i discorsi inaugurali, i 3mila delegati di Terra Madre si sono riuniti intorno al mappamondo aerostatico che al Parco Dora veglia sugli stand, sulle storie di vita e sui tanti sapori arrivati dai quattro angoli del pianeta. Una comunità colorata, orgogliosa e festante che fino a lunedì accoglierà i visitatori nello spirito di condividere un cibo finalmente buono, pulito e giusto. Fonte: IL GUSTO, Roberto Fiori, 26.09.2024