Arriva la “Carta dei vigneti e delle Zone della Franciacorta” firmata da Alessandro Masnaghetti. Che non è una classificazione
Arriva la “Carta dei vigneti e delle zone della Franciacorta”
134 zone nella denominazione, delimitate in modo preciso e minuzioso dal “cartografo del vino”, Alessandro Masnaghetti, cercando di trovare il giusto equilibrio tra dettaglio, estensione delle zone, storia e tradizione. È la prima pietra miliare del percorso di zonazione della Franciacorta, territorio che, con 19,5 milioni di bottiglie vendute all’anno, si posiziona al top tra le denominazioni del Belpaese dedicate allo spumante metodo classico. E che, dopo tre anni di silenzioso lavoro, ha presentato, oggi, ad Erbusco, la prima “Carta dei Vigneti e delle Zone della Franciacorta”. Zone che, precisa il Consorzio guidato da Silvano Brescianini, non portano con sé alcun intento di classificazione, ma che aiutano finalmente ad individuare e a valorizzare, in Franciacorta, delle aree omogenee in termini di paesaggio, storia, toponomastica e tradizione.
Il “cartografo del vino” Alessandro Masnaghetti, spiega che “la valorizzazione di un vino può e deve passare anche attraverso la valorizzazione della terra, e la valorizzazione della terra non può prescindere dal riconoscimento e dalla regolamentazione di nomi e di luoghi. Tanto più che la Franciacorta ha potuto dare a questo lavoro sul campo delle basi storiche incontestabili”.
La Franciacorta, prima in Italia e grazie al lavoro del compianto Paolo Oscar, è riuscita nell’intento di digitalizzare il Catasto Napoleonico relativo alla propria area. Lo stesso Catasto che, all’inizio dell’Ottocento, è stato alla base dell’introduzione ufficiale in Borgogna dei lieux-dits e che, in Franciacorta, ha fornito spesso precisi e indispensabili riscontri alla toponomastica utilizzata nella Carta. La Carta non è tuttavia “soltanto” storia, tradizione e toponomastica. È anche il tentativo, grazie al testo pubblicato sul retro della Carta stessa, di descrivere la Franciacorta in modo semplice quanto efficace, con il solo obiettivo di creare finalmente un linguaggio comune nel descrivere la denominazione. Dalla geologia, mettendo da parte tecnicismi spesso difficili da decifrare e focalizzandosi invece sugli aspetti più evidenti e peculiari, al paesaggio, fornendo chiari e precisi riferimenti geografici che permetteranno a tutti di “leggere” la denominazione direttamente sul campo. Fonte: Winenews, 20.02.2024