È l’appello lanciato dal fondatore Slow Food per la nascita del Centro di Studi e Ricerca sul Cibo Sostenibile degli Atenei di Torino e Pollenzo
Carlo Petrini
“Le scelte alimentari che compiamo più volte al giorno, se consapevoli, sono un’importante leva per cambiare lo stato di cose partendo dal quotidiano. Affinché ciò avvenga urge un importante investimento in educazione alimentare che fornisca alle giovani generazioni gli strumenti cognitivi per diventare protagonisti del loro futuro. L’educazione alimentare permette di comprendere il valore del cibo, il modo in cui viene prodotto, venduto e distribuito, così come le dinamiche sociali, economiche e ambientali che ne sottendono. Chiedo, dunque, che il Governo italiano inserisca l’educazione alimentare come insegnamento obbligatorio nelle scuole di ogni ordine e grado”. È l’appello lanciato dal fondatore Slow Food Carlo Petrini (da sottoscrivere in maniera individuale e collettiva), per la nascita del Centro di Studi e Ricerca sul Cibo Sostenibile, realizzato da Università di Torino, Politecnico di Torino, Università del Piemonte Orientale e Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, nei giorni scorsi, nell’Aula Magna della Cavallerizza Reale, a Torino. “Sono convinto – ha sottolineato Petrini – che attraverso l’educazione alimentare e i comportamenti alimentari virtuosi di tutti noi, le nostre tavole possono diventare il luogo dove la conversione ecologica può arrivare a compimento in maniera più rapida, benefica e piacevole”.“Dico questo in virtù dell’importanza che l’alimentazione ricopre da sempre per la vita degli esseri umani. Lo ribadisco soprattutto alla luce della centralità che il cibo ha, e sempre più dovrà avere, nel periodo storico che stiamo attraversando – ha aggiunto Carlo Petrini – se la pandemia e le atroci guerre degli ultimi anni ci hanno ricordato quanto il cibo sia un punto dirimente anche a livello geopolitico, la crisi climatica che attanaglia il nostro Pianeta pone l’accento sulla vulnerabilità degli attuali sistemi alimentari, che in questo senso si pongono come vittima (la produzione di cibo sarà interamente da ripensare per via del riscaldamento globale) e carnefice (oggi il cibo è la principale causa della produzione di Co2). Per questi motivi la ricerca sul cibo e l’educazione alimentare saranno i punti nevralgici per un avvenire più sostenibile. Una maggiore attenzione verso il Pianeta è ciò che le nuove generazioni hanno già iniziato a chiedere e che davvero necessitano per realizzare nel miglior modo possibile il loro futuro”. “Aumento della popolazione mondiale, malnutrizione, cambiamento climatico, scarsità d’acqua e desertificazione del suolo sono solo alcune delle principali sfide che l’essere umano dovrà affrontare nel prossimo futuro – ha detto Stefano Geuna, Rettore dell’Università di Torino – la sostenibilità si è imposta come un obiettivo inderogabile e i moderni sistemi di produzione alimentare devono essere progettati per tenere in considerazione questo aspetto”.
Il Centro che avrà sede a Pollenzo all’Università di Scienze Gastronomiche e Carlo Petrini come presidente, rappresenterà un polo di ricerche e di studi sul cibo come bene complessivo, connesso all’ecologia, all’agricoltura e al consumo sostenibili, all’educazione sensoriale, agli stili di vita consapevoli, al benessere del vivente, all’economia circolare, alle politiche alimentari, all’innovazione non solo tecnologica, ma anche concettuale e di modello, con l’obiettivo di attrarre finanziamenti per linee di ricerca applicata e processi di sviluppo di prototipi, e di diventare un punto di riferimento internazionale sul tema. Il Centro di Studi sarà un luogo di incontro e coordinamento, dove nasceranno e da dove partiranno i progetti collaborativi, implementati e realizzati nei laboratori specialistici di Unito, Polito, UniUPO e UniSG, secondo una logica di laboratorio diffuso che sfrutta e valorizza le infrastrutture di eccellenza già presenti nelle sedi degli Atenei piemontesi.
Misurabilità, sostenibilità, circolarità, qualità e salubrità saranno le parole chiave intorno alle quali il Centro incardinerà i propri interventi e le proprie progettualità, con lo scopo di promuovere stagionalità e località del cibo, ridurre la plastica all’interno della filiera alimentare e gli sprechi, promuovere un utilizzo rigenerativo dei suoli, rafforzare la biodiversità, ridurre gli anelli della filiera di produzione e trasporti delle merci, aumentare l’apporto proteico da fonti alternative alla carne, tracciare e qualificare sempre meglio il cibo, promuovere l’educazione alimentare nelle scuole favorendo il dialogo tra scienza e saperi tradizionali, promuovere la salute attraverso il cambiamento degli stili di vita, e supportare e promuovere la costruzione di “politiche del cibo” alle diverse scale e in particolare quella regionale e locale.
Il Centro si occuperà di formazione e terza missione, con una funzione di supporto alle iniziative culturali e turistiche di promozione del territorio e di promozione di una coscienza individuale e collettiva sul tema del futuro della vita umana sul Pianeta. Si svilupperà, grazie alla rete di ricercatori, studiosi, studenti, istituzioni e stakeholder che ne saranno parte attiva, lungo due assi tematici principali, che saranno approcciati trasversalmente, in un’ottica completamente interdisciplinare: quella della salute e del benessere e quello della società e della comunità. Questo significherà non soltanto attivare ricerca e formazione, ma anche promuovere e sostenere incubatori creativi e start-up per studenti o alunni delle Università che intendono sperimentare nuove vie imprenditoriali per il futuro della buona alimentazione del Pianeta, così da incentivare la nascita di imprese che abbiano al centro un nuovo modello di produzione, distribuzione e consumo del cibo.
Non ultimo, intende portare avanti un’azione forte di sensibilizzazione delle istituzioni pubbliche affinché l’educazione alimentare e, più in generale, l’educazione a stili di vita consapevoli e sostenibili, entrino in maniera organica nei curricula della scuola primaria e secondaria. La transizione ecologica non può prescindere dalla formazione delle generazioni più giovani fin dai primi anni del proprio percorso formativo. Per realizzare questo obiettivo, oltre che un’azione di advocacy forte nelle sedi istituzionali e decisionali, sarà altresì necessario immaginare strumenti di formazione degli insegnanti e degli operatori dell’educazione primaria, al fine di promuovere un ambiente educativo capace di fronteggiare le enormi sfide della contemporaneità. L’approccio olistico e transdisciplinare del Centro sarà strumento di innovazione al cuore stesso del sistema scolastico italiano ed europeo. Fonte: WineNews. 25.01.2024