Protocollo Biopass: il rafforzamento dell’indice di ospitalità dei terreni che misura la capacità di ospitare insetti o microorganismi ha una correlazione diretta sulla qualità dei vini.
Il tipo di suolo e la sua cura è determinante per la qualità del vino
La qualità dei suoli come elemento decisivo per la qualità dei vini. Il rafforzamento dell’”indice di ospitalità dei terreni” che misura la capacità del suolo di ospitare esseri viventi siano essi migliaia di insetti o milioni di microorganismi ha una correlazione diretta sulla qualità dei vini. E per questo viene proposto un radicale cambio di paradigma: invece di puntare, come fatto finora, sulla riduzione degli organismi nella pianta attraverso la lotta ai parassiti e agli insetti in grado di danneggiarla, puntare ad arricchire la presenza degli stessi microorganismi nei suoli.
È l’approccio proposto dalla bresciana Sata (da sata satorum, seminare) studio associato di agronomi ed enologi fondato da Pierluigi Donna e dal docente dell’Università di Milano, Leonardo Valenti e che sarà presentato insieme al protocollo Biopass, venerdì mattina 1 dicembre, a Lonato del Garda presso la cantina Perla del Garda.
Sata collabora oggi sui temi della biodiversità dei suoli con decine di cantine (dalle franciacortine Guido Berlucchi e Barone Pizzini fino alla cantina siciliana Settesoli).
«Il protocollo Biopass che presentiamo – spiega uno dei soci e partner di Sata, Stefano Saderi – punta ad approfondire le variabili del suolo che più incidono sul grado di ospitalità ed è il punto di arrivo di un lavoro iniziato dieci anni fa e che da tre anni a questa parte ha ottenuto anche la certificazione ISO 9001. Una valutazione che si basa non solo sull’analisi chimico fisica ma anche su quella sensoriale, effettuata in campo valutando la qualità funzionale dei suoli espressa dagli apparati radicali e dalle caratteristiche dei profili di suolo. La valutazione sensoriale in campo serve poi a valutare aspetti come la viscosità, la porosità, lo sfaldamento delle zolle. Tutti parametri che poi sono certificati ISO e che, sulla base della nostra esperienza, si possono migliorare con specifiche pratiche agronomiche. La nostra agricoltura è ancora molto legata al ricorso al prodotto innovativo, spesso di sintesi chimica, che può risolvere le criticità. Nel nostro caso invece la soluzione è la conoscenza e le tecniche con cui viene migliorata la qualità organolettica dei suoli».
E poi, naturalmente, c’è il legame con il vino. «Abbiamo effettuato molteplici studi – aggiunge Saderi – su quelli che dalle diverse cantine sono individuati come i propri “cru”, le porzioni di vigneto nelle quali vengono prodotti vini migliori. Ebbene in tutti quei casi gli indici messi a punto dal nostro protocollo Biopass hanno registrato risultati migliori. Insomma, sono suoli migliori e nei quali ci sono elevati indici di ospitalità che vengono i vini migliori».
Ma l’analisi sensoriale dei suoli non rischia di essere un parametro troppo soggettivo? «Siamo parlando di terreni dove si produce vino – conclude Saderi – e per definire la qualità di un vino è decisiva l’analisi sensoriale. Per quale motivo dovrebbe essere esclusa nella valutazione della qualità di un terreno?». Fonte: Il Sole 24 Ore, Giorgio dell’Orefice , 30.11.2023