La Fondazione Edmund Mach lancia l’edizione n. 3 della rassegna dedicata ai vitigni resistenti. Iscritte nel Registro Nazionale quattro nuove varietà
I vini Piwi sono un tema sempre più attuale
Sono un tema che da tempo suscita grande interesse e altrettanto accesi dibattiti, ma nell’annus horribilis della Peronospora – che ha colpito pesantemente il vigneto Italia causando cali generalizzati nella produzione, con picchi in alcune regioni, come Abruzzo, Sicilia e Toscana – si accendono con maggiore potenza i riflettori sui vini Piwi. Proprio ad essi è dedicata l’edizione n. 3 della “Rassegna dei Vini Piwi”, organizzata dalla Fondazione Edmund Mach, volta a promuovere e valorizzare i vini prodotti con almeno il 95% di uve provenienti da varietà “PilzWiderstandsfähig”, ovvero vitigni innovativi e sostenibili in grado di offrire tolleranza alle malattie fungine, oidio e Peronospora, riducendo sensibilmente l’uso degli agrofarmaci.
Anche se a livello europeo queste varietà sono state ammesse nelle diverse Dop, in Italia ci sono regioni nelle quali la coltivazione delle uve Piwi non è stata ancora autorizzata, nemmeno per produrre vino generico o Igt. Il Registro Nazionale delle Varietà di Vite comprende 36 varietà Piwi e la superficie coltivata con queste varietà supera alcune migliaia di ettari; in Veneto si trova il numero più elevato di superfici coltivate a uve Piwi ed alcuni ettari si trovano in Emilia e Marche. Lazio e Piemonte sono le ultime regioni, in ordine di tempo, ad autorizzare la coltivazione di queste varietà nella loro superficie viticola.
Con la Rassegna dei Vini Piwi la Fondazione Edmund Mach intende valorizzare anche l’attività di ricerca e sperimentazione sulle varietà tolleranti, che ha portato ad iscrivere nel Registro Nazionale quattro nuove selezioni provenienti dall’attività di miglioramento genetico, grazie alla collaborazione del Consorzio Civit: Termantis, Nermantis, Charvir e Valnosia. Di recente tramite il progetto Vevir queste varietà sono risultate ottimali per la coltivazione in Trentino, accanto a Solaris, Souvignier Gris, Bronner, Palma, Johanniter e Pinot Regina.
La storia del miglioramento genetico nella Fondazion Edmund Mach ha una lunga data, dai tempi di Rebo Rigotti negli Anni Venti del Novecento. Per la resistenza la Fondazione ha intrapreso un’intensa attività di breeding realizzando un piano di incrocio sin dal 1987. Oggi i piani di incrocio producono c35-40.000 semi l’anno, suddivisi in circa 100 combinazioni di incrocio. Tale attività prevede anche incroci (piramidazione) che permettono di selezionare genotipi con diversi caratteri di resistenza verso le diverse malattie (oidio, peronospora, marciume nero …). Per rendere più efficiente la fase di selezione si utilizzano le tecniche di selezione con marcatori legati ai caratteri di resistenza alle malattie fungine. Oltre a questo obiettivo vi è un’intensa attività di incrocio anche tra i genitori piramidizzati e le varietà di Vitis Vinifera che hanno prodotto le quattro varietà Charvir, Valnosia, Termantis e Nermantis.
La rassegna si articolerà in due giornate: l’8 e 9 novembre con la valutazione dei vini a cura di una commissione composta da 24 esperti, selezionati tra enologi, enotecnici, giornalisti, sommelier e ricercatori afferenti al mondo agroalimentare. Il 1 dicembre è in programma la premiazione. I vini concorreranno in varie categorie: dai rossi ai bianchi, dagli orange ai metodo classico. Le cantine che intendono partecipare hanno tempo, da adesso al 29 settembre, per presentare la domanda di iscrizione sul sito della Fondazione Edmund Mach. Fonte: WineNews, 13.09.2023