Le patologie più comuni che affliggono le persone in tutto il mondo sono quelle cronico-degenerative, patologie non trasmissibili con un decorso prolungato nel tempo ed esiti invalidanti o letali.
Sono patologie che non hanno un’ unica causa determinante, ma insorgono per il concorso di più fattori definiti fattori predisponenti o fattori di rischio. In questo articolo prendiamo in considerazione i tumori e tra i fattori di rischio il ruolo importante giocato dal cibo e dalle bevande che consumiamo, dai nostri livelli di attività fisica e dal nostro peso. In Italia i due tumori diagnosticati con maggior frequenza sono quello della mammella tra le donne e quello della prostata tra gli uomini. Fortunatamente sia la medicina preventiva che terapie sempre più innovative aumentano le aspettative di vita in modo crescente. Noi puntiamo alla dieta, riportando un’intervista della Prof.ssa Hellas Cena, che in modo chiaro ed esauriente ci spiega come alimentazione e stile di vita siano fondamentali non solo come prevenzione, ma anche dopo una diagnosi di tumore. Ampliamo poi ai carcinomi della mammella e della prostata, rimandando il lettore al sito ufficiale della World Cancer Research Fund per ulteriori approfondimenti.
MALATTIE E NUTRIZIONE, UN LEGAME INDISSOLUBILE (1)
L’alimentazione e i comportamenti alimentari rivestono un ruolo fondamentale per la qualità di vita e sono alla base del benessere psicofisico dell’essere umano, anche e specialmente quando ci si trova in condizioni di malattia. Ne parliamo con la Prof.ssa. Hellas Cena, medico chirurgo specialista in scienza dell’alimentazione e prorettore all’Università degli Studi di Pavia
Quanto è importante lo stato nutrizionale in caso di malattie cronico-degenerative come i tumori?
La nutrizione ha un ruolo molto importante per la salute dell’uomo, soprattutto in condizioni di malattia. In particolare se pensiamo alle malattie cronico-degenerative o non trasmissibili, fra cui i tumori. Questo perché lo stato della nutrizione di un individuo non è solo un indicatore di salute ma anche perché impatta sul risultato della terapia medica o chirurgica a cui il paziente oncologico si deve sottoporre. Di conseguenza, la valutazione dello stato di nutrizione deve essere effettuata il più presto possibile per poter identificare e soddisfare al meglio i fabbisogni nutrizionali in quella fase appena successiva alla diagnosi e prima della terapia oncologica con l’obiettivo di pre-riabilitare, il paziente e aiutarlo ad affrontare al meglio la terapia stessa, aumentandone l’aderenza e migliorando l’outcome. Ovviamente noi ci auguriamo che tutti i soggetti abbiano un buono stato di nutrizione, ma non è così perché la nostra alimentazione spesso è disordinata, per mancanza di tempo o di conoscenze, oppure per copresenza di altre patologie o di terapie farmacologiche che hanno alterato lo stato di nutrizione nel tempo.
Pertanto un’alimentazione personalizzata e adeguata al fabbisogno è importante prima del trattamento, durante e anche dopo per ridurre le possibili recidive e aiutare il paziente a ritrovare un equilibrio di salute e di benessere anche psicofisico.
Che cosa e quali sono gli alimenti più importanti e quali quelli che, in qualche modo, dobbiamo davvero prediligere in caso di malattia oncologica?
Sicuramente gli alimenti da prediligere sono quelli che in qualche modo hanno un’azione antiossidante, antinfiammatoria e quindi molto spazio deve essere lasciato ad alimenti come i prodotti di origine vegetale, come la verdura e la frutta. Questi alimenti contribuiscono allo stato di nutrizione attraverso l’apporto di fibra, che migliora la funzionalità non solo intestinale, ma che favorisce anche un migliore equilibrio del microbiota intestinale, quella che un tempo si chiamava flora batterica intestinale, e che ha un suo ruolo importante anche in caso di malattia oncologica. Ovviamente i prodotti di origine vegetale forniscono vitamine, sali minerali, sostanze che sono naturalmente degli antiossidanti, molecole bioattive che spesso agiscono in sinergia con gli altri componenti dell’alimento stesso potenziandone gli effetti. Altri alimenti importanti sono sicuramente la frutta secca e i semi, perché comunque apportano anche sostanze come gli acidi grassi polinsaturi, che sono tipicamente presenti anche in alcuni alimenti come il pesce, specialmente quello grasso, e che hanno un’azione antinfiammatoria importante. Tutti conosciamo i famosi Omega3, che sono stati a lungo studiati e che non solo hanno un’azione antinfiammatoria, ma che, a concentrazioni elevate, hanno dimostrato di aiutare a meglio sopportare gli effetti collaterali, per esempio della chemioterapia.
Quali altri nutrienti possiamo considerare importanti?
Altri nutrienti importanti sono le proteine, durante il percorso terapeutico non solo impegnativo, ma anche prolungato nel tempo, infatti si può perdere appetito, peso, percepire maggiore stanchezza, ridurre l’attività fisica e perdere la massa magra. La massa magra è importante perché ci aiuta a sentirci bene, a sentirci non solo in forma, ma anche a mantenere una capacità funzionale elevata, una maggior resilienza e resistenza che aiutano ad affrontare il percorso di cura. E allora è importante dare spazio a quegli alimenti che contengono proteine, meglio se nobili, quindi proteine che sono “complete” come quelle contenute nei prodotti di origine animale, come il pesce, ricco di Omega3, da preferire alla carne rossa che contiene invece grassi saturi dannosi per le arterie, con un conseguente aumento del rischio di malattie cardiovascolari. Anche l’olio d’oliva è un alimento da prediligere perché molto efficace nell’apportare acidi grassi buoni, acidi grassi monoinsaturi che vengono utilizzati per produrre energia, oltre che antiossidanti naturali come i polifenoli, che hanno un’azione antinfiammatoria, antiossidante, e positiva sul microbiota intestinale. Infine, altri alimenti da non dimenticare sono i legumi che insieme ai cereali forniscono una buona fonte di proteine, fibra e sali minerali.
Quanto è importante mantenere un giusto livello di idratazione, specialmente nel caso di terapie oncologiche, e che alimenti sono consigliati per favorire una buona idratazione?
L’idratazione è una questione molto delicata e molto importante. Un’idratazione adeguata può aiutare a ristabilire anche un buon equilibrio idro elettrolitico, considerando che durante le terapie possono sorgere condizioni, come la nausea, il vomito piuttosto che alterazioni dell’alvo come la diarrea, che possono minare lo stato di idratazione in un soggetto che è già fragile e più delicato. Pertanto è importante consumare prodotti vegetali perché contengono più acqua, se li cuociamo molto meglio utilizzare anche l’acqua di cottura, per esempio utilizzando dei minestroni noi consumiamo anche quello che viene sciolto nell’acqua, quindi le vitamine, sali minerali che in qualche modo vengono in parte degradati, in parte disciolti nell’acqua, come anche la fibra. E poi è fondamentale bere, ma non qualsiasi cosa, bisogna bere acqua. Si possono sicuramente utilizzare anche dei centrifugati, per chi ha problemi a mangiare grandi quantità di verdura, oppure consumare delle spremute, oltre che acqua e tisane.
Alcol, bevande zuccherate e cibi ultra processati è corretto che devono essere limitati il più possibile?
L’alcol disidrata oltre che essere, ovviamente, particolarmente tossico e nocivo in generale, non solo per chi fa chemioterapia o per chi ha un tumore. Sappiamo che le pubblicazioni che ci sono in letteratura dimostrano che purtroppo non c’è tolleranza nei confronti degli alcolici, indipendentemente dalla loro derivazione. Lo stesso concetto vale per le bevande zuccherate o dolcificate indipendentemente dal fatto che possano essere succhi di frutta o bibite gasate. Se in letteratura scientifica, le evidenze sono poco propense a dare spazio all’alcol, allo stesso modo, notizie preoccupanti ci sono per i prodotti ultra processati. Un cibo ultra processato è un alimento che è stato trasformato dall’industria con una serie infinita di ingredienti che non sono solo additivi e coloranti, ma spesso è stato un po’ snaturato della sua vera natura iniziale. Si tratta di quei cibi che troviamo confezionati e già pronti per essere consumati, che sono stati sottoposti quindi a diversi processi di trasformazione. Le evidenze scientifiche mostrano dati preoccupanti di associazione fra il consumo di tali alimenti e alcuni tipi di tumore, per questo motivo bisogna stare attenti ed attuare delle scelte più salutari e soprattutto più sostenibili prima, durante e dopo la terapia oncologica.
TUMORE AL SENO (2)
La dieta, l’alimentazione e l’attività fisica influenzano il rischio di tumore al seno. In totale, abbiamo analizzato 119 studi provenienti da tutto il mondo, comprendenti oltre 12 milioni di donne e oltre 260.000 di casi.
Il tessuto mammario comprende principalmente grasso, tessuto ghiandolare (disposto in lobi), dotti e tessuto connettivo. Il tessuto mammario si sviluppa in risposta a ormoni come estrogeni, progesterone, insulina e fattori di crescita. I principali periodi di sviluppo sono durante la pubertà, la gravidanza e l’allattamento. Il tessuto ghiandolare si atrofizza dopo la menopausa. I tumori al seno sono quasi tutti carcinomi delle cellule epiteliali che rivestono i dotti mammari (i canali nel seno che portano il latte al capezzolo). Sebbene il tumore al seno possa verificarsi negli uomini, è raro (meno dell’1 % dei casi) e non è incluso in questa revisione.
Quali sono le cause del tumore al seno in premenopausa?
Il nostro gruppo di esperti ha esaminato le prove su dieta, peso, attività fisica e rischio di tumore al seno.
Ci sono forti evidenze che:
- intraprendere un’intensa attività fisica DIMINUISCE il rischio di tumore al seno in premenopausa.
- il sovrappeso nella giovane età adulta (di età compresa tra circa 18 e 30 anni) DIMINUISCE il rischio di tumore al seno in premenopausa.
- Il sovrappeso in età adulta, prima della menopausa, DIMINUISCE il rischio di tumore al seno in premenopausa
- l’ allattamento al seno DIMINUISCE il rischio di tumore al seno nella madre
- il consumo di bevande alcoliche AUMENTA il rischio di tumore al seno in premenopausa
- essere alti AUMENTA il rischio di tumore al seno in premenopausa
- un maggiore peso alla nascita AUMENTA il rischio di tumore al seno in premenopausa.
Ci sono alcune prove che:
- il consumo di verdure non amidacee potrebbe ridurre il rischio di tumore al seno negativo al recettore degli estrogeni (ER-)
- il consumo di alimenti contenenti carotenoidi potrebbe ridurre il rischio di tumore al seno
- il consumo di latticini potrebbe ridurre il rischio di tumore al seno in premenopausa.
- Le diete ricche di calcio potrebbero ridurre il rischio di tumore al seno in premenopausa
- Essere fisicamente attivi potrebbe ridurre il rischio di tumore al seno in premenopausa.
Risultati sul tumore al seno in postmenopausa
Ci sono forti evidenze che:
- essere fisicamente attivi (compresa un’attività fisica vigorosa) DIMINUISCE il rischio di tumore al seno in postmenopausa
- l’allattamento al seno DIMINUISCE il rischio di tumore al seno nella madre
- il sovrappeso nella giovane età adulta (di età compresa tra circa 18 e 30 anni) DIMINUISCE il rischio di tumore al seno in postmenopausa
- il sovrappeso durante l’età adulta AUMENTA il rischio di tumore al seno in postmenopausa
- l’ aumento di peso in età adulta AUMENTA il rischio di tumore al seno in postmenopausa
- essere alti AUMENTA il rischio di tumore al seno in postmenopausa
- il consumo di bevande alcoliche AUMENTA il rischio di tumore al seno in postmenopausa
Ci sono evidenze limitate che:
- il consumo di verdure non amidacee potrebbe ridurre il rischio di tumore al seno negativo al recettore degli estrogeni (ER-)
- il consumo di alimenti contenenti carotenoidi potrebbe ridurre il rischio di tumore al seno
- il consumo di diete ricche di calcio potrebbe ridurre il rischio di tumore al seno in postmenopausa
Altre cause di tumore al seno
Oltre ai risultati su dieta, nutrizione e attività fisica descritti sopra, altre cause accertate di tumore al seno includono:
Eventi della vita
Il menarca precoce (prima dei 12 anni), la menopausa naturale tardiva (dopo i 55 anni), l’assenza di figli e la prima gravidanza dopo i 30 anni aumentano l’esposizione a estrogeni e progesterone e il rischio di tumore al seno. Vale anche il contrario: il menarca tardivo, la menopausa precoce, la gravidanza e la gravidanza prima dei 30 anni riducono il rischio di tumore al seno.
Radiazioni
L’esposizione alle radiazioni ionizzanti da trattamenti medici come i raggi X, in particolare durante la pubertà, aumenta il rischio di tumore al seno, anche a basse dosi.
Farmaci
La terapia ormonale, nota anche come terapia ormonale sostitutiva o TOS, (contenente estrogeni con o senza progesterone) aumenta il rischio di tumore al seno e il rischio è maggiore con le preparazioni combinate di estrogeni più progesterone. Anche i contraccettivi orali contenenti sia estrogeni che progesterone causano un piccolo aumento del rischio di tumore al seno nelle giovani donne.
Patogenesi: come si sviluppa il tumore al seno?
Il tessuto mammario varia nelle diverse fasi della vita in risposta allo stato ormonale dell’ospite e ad altre influenze ambientali. È quindi possibile che alcuni fattori di rischio abbiano effetti diversi nelle diverse fasi della vita.
Gli ormoni svolgono un ruolo importante nella progressione del tumore al seno perché modulano la struttura e la crescita delle cellule tumorali epiteliali. Diversi tipi di tumore variano nella sensibilità ormonale. I tumori al seno possono essere classificati in base al tipo di recettore ormonale; ad esempio, fino a che punto le cellule tumorali hanno recettori per gli ormoni estrogeni e progesterone, che possono influenzare la crescita delle cellule del tumore al seno.
Le cellule del tumore al seno che hanno recettori per gli estrogeni sono chiamate estrogeno -positive (ER+), mentre quelle che contengono recettori per il progesterone sono chiamate tumori progesterone-positivi (PR+). I tumori positivi ai recettori ormonali sono i sottotipi più comuni di tumore al seno, ma variano a seconda della popolazione (60-90%) . Hanno una prognosi relativamente migliore rispetto ai tumori negativi ai recettori ormonali, che sono probabilmente di grado patologico più elevato e possono essere più difficili da trattare. Molti tumori al seno producono anche ormoni, come i fattori di crescita, che agiscono localmente e possono sia stimolare che inibire la crescita del tumore.
Una storia familiare di tumore al seno è associata a un rischio più elevato di malattia: le donne con un parente di primo grado affetto da tumore al seno hanno quasi il doppio del rischio rispetto alle donne senza una storia familiare; e le donne con più di un parente di primo grado hanno un rischio da tre a quattro volte più alto. Alcune mutazioni ereditarie, in particolare in BRCA1, BRCA2 e p53, comportano un rischio molto elevato di tumore al seno. Le mutazioni germinali in questi geni sono rare e rappresentano solo il 2-5 % dei casi. Durante il processo cancerogeno, le cellule tumorali possono acquisire mutazioni e modificazioni epigenetiche negli oncogeni e nei geni oncosoppressori.
TUMORE ALLA PROSTATA (2)
La dieta, l’alimentazione e l’attività fisica influenzano il rischio di tumore alla prostata. In totale, abbiamo analizzato 104 studi provenienti da tutto il mondo, comprendenti oltre 9 milioni di uomini e 191.000 casi di tumore alla prostata.
La prostata è una ghiandola delle dimensioni di una noce negli uomini che circonda la parte superiore dell’uretra appena sotto l’uscita della vescica; produce liquido seminale. Gli ormoni maschili, come il testosterone, ne controllano la crescita e la funzione.
Cosa causa il tumore alla prostata?
Il nostro gruppo di esperti ha esaminato le prove su dieta, peso, attività fisica e rischio di tumore alla prostata.
Ci sono forti evidenze che:
- essere in sovrappeso o obesi AUMENTA il rischio di tumore alla prostata allo stadio avanzato
- essere alti AUMENTA il rischio di tumore alla prostata
- il consumo di beta-carotene (nella dieta o come integratore) non ha un effetto sostanziale sul rischio di tumore alla prostata
Ci sono alcune evidenze che:
- un maggiore consumo di latticini potrebbe aumentare il rischio di tumore alla prostata
- diete ricche di calcio potrebbero aumentare il rischio di tumore alla prostata
- una bassa concentrazione plasmatica di alfa-tocoferolo (vitamina E) potrebbe aumentare il rischio di tumore alla prostata
- basse concentrazioni di selenio nel plasma (sangue) potrebbero aumentare il rischio di tumore alla prostata
Altre cause di tumore alla prostata
Oltre ai risultati su dieta, nutrizione e attività fisica descritti sopra, non ci sono ulteriori evidenze scientifiche di legame causa-effetto per questo tipo di tumore.
Patogenesi: come si sviluppa il tumore alla prostata?
La malattia di solito si sviluppa lentamente e le lesioni displastiche possono precedere il tumore di molti anni o addirittura decenni. Spesso viene scoperto dopo il decesso (tramite autopsia) causato da altri motivi. Il numero di diagnosi di tumore della prostata è aumentato progressivamente da quando, negli anni Novanta, l’esame per la misurazione del PSA è stato approvato dalla Food and Drug Administration (FDA) americana. Sul suo reale valore ai fini della diagnosi di un tumore, però, il dibattito è aperto in quanto spesso i valori sono alterati per la presenza di una iperplasia benigna o di una infezione. Per questa ragione negli ultimi anni si è osservata una riduzione dell’uso di tale test. In particolare, la misurazione sierica del PSA va valutata attentamente in base all’età del paziente, la familiarità, l’esposizione a eventuali fattori di rischio e la storia clinica.
L’adenocarcinoma della prostata deriva principalmente da una proliferazione in situ di cellule epiteliali prostatiche neoplastiche e quando diventa metastatico, colpisce linfonodi ed ossa.
I fattori di rischio non modificabili sono l’età, la storia familiare e la razza. La possibilità di ammalarsi aumenta dopo i 50 anni e circa due tumori su tre sono diagnosticati dopo i 65 anni. Altro fattore non trascurabile è la familiarità perché il rischio di malattia raddoppia per chi ha un parente consanguineo con la malattia. Infine un fattore di rischio è la razza, perché chi ha un patrimonio genetico africano ha una probabilità 1,6 volte maggiore di sviluppare il tumore alla prostata rispetto agli uomini caucasici. Son stati infine identificati numerosi polimorfismi associati ad un modesto rischio di sviluppare la malattia così come elevate concentrazioni ematiche di fattore di crescita insulino-simile (IGF)-1, sono considerate fattore di rischio.
APPROFONDIMENTI E CONSIDERAZIONI FINALI
Non esistono alimenti o nutrienti salvavita, ma una corretta alimentazione combinata all’attività fisica riduce la possibilità di contrarre una patologia oncologica. Il nostro approfondimento si è limitato ai due tumori più frequenti in Italia associati al sesso, e non abbiamo volutamente appesantire la lettura con statistiche, numeri, percentuali, ma dall’ultimo rapporto della World Cancer Research Fund (3) possiamo riassumere che una diagnosi di tumore su tre è la conseguenza di una alimentazione sbilanciata e le neoplasie che più ne risentono sono, oltre alle due già riportate, quelle che colpiscono vescica, cervice, colon-retto, endometrio, cistifellea, rene, fegato, polmone, cavo orale, naso-faringe, esofago, ovaio, pancreas, pelle, stomaco. I consigli per la prevenzione sono: mantenere il peso nei limiti della normalità, svolgere attività fisica, seguire una dieta ricca in cereali integrali, frutta, verdura e legumi; limitare il consumo di cibi ultraprocessati ricchi di grassi e zuccheri; limitare o meglio evitare il consumo di carni rosse, di bevande zuccherate di alcolici; non usare integratori come prevenzione; per le donne meglio l’allattamento al seno. Ma anche dopo una diagnosi di tumore, le cure sono più efficaci se alimentazione e stile di vita sono adeguati. E se aggiungiamo altri due alimenti: olio extravergine di oliva e pesce, ancora una volta la Dieta Mediterranea, contrapposta alla dieta occidentale è BUONA, PULITA e GIUSTA per TUTTI. (Mariagrazia Tripodi)
FONTI
1-https://fondazionecnao.it/news/malattia-nutrizione-legame-indissolubile
2- https://www.wcrf.org/diet-activity-and-cancer/
3- Clinton SK et al. “The World Cancer Research Fund/American Institute for Cancer Research Third Expert Report on Diet, Nutrition, Physical Activity, and Cancer: Impact and Future Directions”. J Nutr, 2020; 150: 663-671.