Da Murakami a Tsuji per arrivare a Nashiki, Murata e Sukegawa così nel Sol Levante un ingrediente assume sfumature simboliche
Haruki Murakami
Non si può che citare il maestro Haruki Murakami, per iniziare: “Io sto sempre dalla parte dell’uovo e mai da quella dei muri”. Spieghiamo il senso e il contesto. Murakami, dopo un viaggio a Gerusalemme per ritirare un premio, usa questa metafora, riferendosi all’eterno conflitto arabo-israeliano, facendo intendere che i muri rappresentano la divisione, la frattura, la sconfitta, mentre l’uovo è l’anima di ogni persona, avvolta da un fragile guscio. Quel guscio che, sempre più spesso, apre dolcemente a storie e romanzi che mettono l’uovo al centro, forte di una simbologia straordinaria che va ben oltre l’immenso valore gastronomico del prodotto.
Un po’ come la storia di Satoji, personaggio scaturito dalla fantasia di Hitonari Tsuji e protagonista di Uova (Rizzoli, 2022): ex chef impacciato e introverso, inizia a dare un senso alla sua vita abitudinaria conoscendo Mayo, una donna rimasta sola dopo il divorzio da un marito violento e che frequenta con costanza il suo stesso locale, e cucinando per lei e la figlia Oeuf, un’adolescente in rotta perenne con il padre e chiusa nel suo guscio. Che cosa prepara, Satoji? Uova, ovviamente, tanto da guadagnarsi il soprannome di Eggman. E lo fa in una varietà tale di modi, compreso uno strepitoso e originale tiramisù italiano, che, leggendo il libro, vien voglia di mettersi subito ai fornelli.
Un esempio? “Satoji tirò fuori dal contenitore un uovo marrone che fluttuava godurioso e lo posò sul tagliere. Poi fece un taglio centrale, verticale, deciso, con il coltello portato da casa. A quel punto apparve il tuorlo morbido e cremoso e, di fronte a quel giallo denso e gelatinoso, di straordinaria lucentezza, Mayo emise un gridolino. Satoji lanciò un’occhiata a Oeuf. Aveva gli occhi spalancati e fissava esterrefatta il bagliore del tuorlo”.
Anche Mai, la ragazzina sensibile protagonista di Un’estate con la Strega dell’Ovest, scritto da Kaho Nashiki (Feltrinelli, 2019), vive in un mondo di uova e di insalate, di frutta e di verdura raccolte dalla nonna e attraverso la quale riuscirà prima di tutto a imparare e affrontare i problemi adolescenziali. Vincente si rivelerà l’“addestramento da strega” insegnato da una nonna speciale, di quelle che se le hai incontrate nella vita ancora le rimpiangi e se non le hai mai conosciute, allora ti chiedi “ecco che cosa mi è mancato”. Una nonna sapiente, che coltiva l’orto, cucina la marmellata di fragoline di bosco in giardino, raccoglie le uova da uno stravagante pollaio al cui “governato” – e quindi alle cui condizioni – c’è un gallo arrogante. Un emozionante percorso di vita, un cammino dolce come sanno essere i romanzi giapponesi, la scoperta dell’adolescenza, della forza o della debolezza del proprio guscio, la consapevolezza dell’essere “normale”, pensando a che cosa significherà poi essere normali…
Cambio di scena, ed eccoci nel negozio-rifugio di Furukura Keiko, la protagonista de La ragazza del convenience store, romanzo di Sayaka Murata (Inzai, 1979) e pubblicato in Italia da e/o nel 2018. “Due file di quelli nuovi alle uova di merluzzo e formaggio al centro, due file di quelli al tonno e maionese da un lato, che sono di gran lunga i più venduti, una sola fila di quelli alle scaglie di tonnetto essiccato e salsa di soia…”, è questa la vita di Keiko, 36 anni, commessa in un konbini da diciotto, un negozio nel quale lei, ribelle e incapace di adeguarsi alla norma, ha trovato la propria consacrazione, il sul posto nel mondo, sistemando uova (e non solo) sugli scaffali, passandole allo scanner della cassa, tutti i giorni, al quale si consacra nella maniera più assoluta. La ribellione è attenersi alle regole, e diventare così la migliore commessa. Con la fragilità dell’uovo, però, un guscio che mostra le sue crepe all’arrivo di Shiraha, un collega coetaneo un po’ strambo che può cambiare la linea della vita: della sua e di Keiko.
L’adattamento cinematografico de “Le ricette della signora Tokue”
Uscì in Giappone nel 2013, invece, Le ricette della signora Tokue, un breve romanzo a firma di Durian Sukegawa (Tokyo, 1962) e pubblicato in Italia da Einaudi, diventato anche un film: le pagine del libro sono state infatti riadattate in chiave cinematografica dalla regista Naomi Kawase, per una pellicola presentata a Cannes nel 2015 dove, tra le ricette della signora Tokue – la cui storia è in realtà una favola moderna sull’amicizia e la libertà, e non un libro di esclusive preparazioni culinarie – non manca ovviamente un’elevata componente di cibo dove l’uovo è protagonista, come per esempio nei tradizionali Dorayaki…
Ma eccoci al gran finale: perché l’uovo, quel guscio amato e citato da Murakami, è il cuore dello romanzo di Mieko Kawamaki (Osaka, 1976), Seni e uova (edizioni e/o, 2020) straordinaria prova di forza nel ritrarre la femminilità del Giappone contemporaneo. Qui l’uovo è meno cibo e più nascita, o speranza, è meno ingrediente da mescolare in ricette e più desiderio di fecondazione, di maternità. Una storia di tre donne, delle loro passioni, le loro ossessioni, i loro desideri, i loro corpi che si trasformano per il passare degli anni o perché finite nelle mani della chirurgia estetica. È l’uovo, che si forma, che cambia aspetto, che si mostra con la resistenza e la fragilità del suo guscio, che comunque protegge. È la nostra anima. Fonte: laRepubblica, IL GUSTO, Lorenzo Cresci, 08.04.2023