Il punto di vista della scienza (e del Ministro Lollobrigida) sul rapporto tra alimentazione, vino, nutrizione e cuore
Il vino a tavola
Da una parte, con il Nutriscore e gli health warnings in etichetta, si rischiano di penalizzare i prodotti simbolo della Dieta Mediterranea, la più salutare, di cui fa parte anche il vino; dall’altra, arriva il via libera agli insetti a tavola; da un lato, si disincentivano proprio i consumi di vino e carni rosse, dall’altro si apre alla carne sintetica e al vino dealcolato. Il rischio, sempre più evidente, è che il nostro modello alimentare venga stravolto da una legislazione europea che guarda nel piatto dei consumatori con sempre maggiore attenzione alle istanze salutistiche e ai freddi numeri, ma non con il buonsenso. Eppure, come emerso chiaramente dalla “Prima Giornata Nazionale dell’Alimentazione, Nutrizione e Cuore”, dedicata al rapporto fra alimentazione sana, varia e bilanciata e prevenzione delle malattie cardiovascolari, organizzato dal presidente Crea, il professor Carlo Gaudio, e dal presidente della Società Italiana di Cardiologia, il professore Pasquale Perrone Filardi, i benefici di una corretta alimentazione, in termini di salute e prevenzione, sono chiari e dimostrati, ed in questo senso la Dieta Mediterranea, di cui il vino è una colonna portante, è lo stile alimentare che più di ogni altro produce significativi benefici sulla salute, come è provato dalla longevità degli Italiani.
“La Dieta Mediterranea prevede al suo interno dei cibi e delle bevande, compreso un moderato consumo di alcol, il cui valore è certificato dalle più grandi società scientifiche internazionali. La Società Europea di Cardiologia, già dal 2021, ha fortemente raccomandato, nelle sue linee guida di prevenzione, la Dieta Mediterranea, riconosciuta come l’unica fortemente protettiva per il sistema cardiovascolare. All’interno della quale è raccomandato un consumo giornaliero moderato di vino che, anche in grandi studi epidemiologici, ha dimostrato di avere effetti protettivi sulle patologie cardiovascolari e favorevoli sulla mortalità per tutte le cause”, ha detto, a WineNews, il professor Pasquale Ferrone Filardi, presidente della Società Italiana di Cardiologia.
“Piuttosto che seguire le fughe in avanti mediatiche, atteniamoci a quanto certificato dalla scienza. Il punto centrale è la giusta dose, la quantità moderata, ma anche l’età in cui si approccia l’alcol, da cui bisognerebbe assolutamente astenersi fino alla maggiore età. Un consumo moderato di alcol vuol dire un bicchiere di vino a pasto, che non arreca alcun danno all’apparato cardiovascolare, né ad altre patologie. Aziende e media devono comunicare il delicato e complesso rapporto tra vino e salute al grande pubblico facendo molta attenzione, perché il problema dell’abuso, specie tra i giovani, esiste, ed è un fenomeno da contrastare, così come le cattive abitudini alimentare, già in età preadolescenziale. Altrimenti, ci troveremo con un consumo sempre maggiore di cibo spazzatura, con l’obesità infantile diventata ormai un problema sempre più chiaro, e con abitudini non corrette nel consumo delle bevande alcoliche che fanno tantissimi danni”.
Giorgio Calabrese, docente di Alimentazione e Nutrizione Umana all’Università del Piemonte Orientale di Alessandria e nutrizionista del piccolo schermo, sceglie la via dell’ironia, sottolineando come “gli amici dell’Europa, invidiosi della nostra longevità, stanno tentando di impoverire anche noi, invece che arricchire tutti. La nostra cultura alimentare è una difesa fondamentale ed un’arma in più contro tante malattie. In un Europa in cui le medicine sono uguali dappertutto, la differenza lo fa lo stile di vita. Dobbiamo stare attenti, non sono contro le novità, ma contro ciò che abbassa il livello di quello che abbiamo: penso ai prodotti agricoli, che non hanno bisogno di essere migliorati con Ogm o farine di insetti, ma lavorando con tecniche agricole che vadano nella direzione della qualità. Se non lo facciamo, l’abbassamento della nostra longevità diventa una certezza”. Per Carlo Gaudio, professore di Cardiologia all’Università La Sapienza di Roma e presidente Crea, il vero rischio “deriva dalla falsa scienza e dalla falsa informazione. Guardando i dati macroeconomici e statistici, l’Italia è il terzo Paese al mondo per longevità, e, in Provincia di Trento, dove si producono e consumano vino e carne, l’aspettativa di vita è più alta che in Giappone. La nostra dieta, quella Mediterranea, è salutare, ma va rispettata nei suoi principi: varietà dei piatti, porzioni, freschezza, senza escludere nulla. In questo senso, non vorrei che, oltre al pensiero unico, ci imponessero l’alimentazione unica e il piatto unico. Non bisogna escludere nulla dalla tavola, ed il vino è consigliato dalla Società Italiana di Cardiologia, così come da quella Europea, perché nella misura di due bicchieri da 125 ml a pasto per gli uomini (e di un bicchiere a pasto per le donne) i suoi effetti sono salutari”.
Anche il professore Gaetano Tanzilli, primario cardiologo del Policlinico Universitario della Sapienza di Roma, ribadisce che “il vino da sempre è considerato un complemento della dieta. Quella che evince negli ultimi anni non è più una questione di cultura e di tradizione, ma soprattutto un’evidenza scientifica. Infatti, studi controllati, studi randomizzati, studi osservazionali hanno inequivocabilmente dimostrato che il consumo moderato, ma anche regolare nel tempo e soprattutto, così come inserito nella Dieta Mediterranea, nel contesto dei pasti, produce effetti benefici in termini di mortalità totale e di riduzione degli eventi cardiovascolari”. Per Paolo Calabrò, professore di Cardiologia all’Università degli Studi della Campania, bisogna quindi “valorizzare la qualità del nostro cibo e del nostro modello alimentare, la Dieta Mediterranea, un patrimonio culturale, universalmente riconosciuta come fondamento della buona alimentazione, che vuol dire buona salute e prevenzione. Dobbiamo sempre prestare attenzione all’alimentazione dei più giovani, perché gli adolescenti di oggi saranno gli adulti di domani, per questo è fondamentale fare educazione alimentare già nelle scuole”.
Infine, la chiosa del Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare e Forestale, Francesco Lollobrigida, che ribadisce la necessità di “condannare l’abuso di alcol, ma non il consumo di vino: è questo l’elemento di differenziazione. Come ci dice la scienza, il vino, assunto in quantità moderata, è un prodotto che fa bene, e su questo bisogna concentrare l’attenzione. In Europa si discute di tante cose, ma nel tempo, proprio nel settore dell’enogastronomia, sono stati fatti tanti errori a livello comunitario. Oggi c’è bisogno che la Ue faccia le scelte giuste, partendo dal pragmatismo che emerge da chi, come l’Italia, parte da dati oggettivamente significativi che dimostrano che il vino non provoca danni alla salute. Siamo, per longevità, il secondo Paese del Pianeta, anche per quel legame che esiste con il modo di mangiare e bere che si tramanda da generazioni. Lo Stato deve sostenere un’agricoltura ed una trasformazione del cibo di qualità, che permetta ai cittadini di essere sani oggi e nel futuro. Per generazioni, nelle nostre famiglie ci è stata trasmessa un’educazione alimentare corretta, basata sulla Dieta Mediterranea, un modello che oggi rischia di essere distorto da logiche di mercato. Ci hanno educato al concetto di cibo buono e sano, oggi invece c’è il cibo che va di moda. Per questo, con il supporto della scienza, dobbiamo offrire corrette informazioni alle persone, che hanno il diritto di poter discernere tra un prodotto e l’altro e scegliere consapevolmente la propria dieta”, ha concluso il Ministro Lollobrigida. Fonte: WineNews, 24.02.2023