Il distillato di Aleksandra e Marcin racconta la storia dei loro nonni e del loro ritorno in Polonia dopo la seconda guerra mondiale. Il premio alla competizione di Francoforte è solo l’inizio: «Ora vogliamo aprire la nostra distilleria, che rispetterà l’ambiente al 100%», raccontano a Linkiesta Eccetera
Nel 2021 Aleksandra (classe 1992) e Marcin Czajkiewicz (1990), giovane coppia nativa di Stettino, città polacca capoluogo del voivodato della Pomerania Occidentale, rendono concreta la loro passione creando il loro gin artigianale alla magnolia. A nemmeno un anno dalla nascita, il loro distillato è medaglia d’oro alla competizione internazionale di Francoforte, nella categoria New Western Dry Gin. Un piccolo miracolo che ci siamo fatti raccontare direttamente dai protagonisti.
Aleksandra, tu sei una microbiologa, mentre Marcin, classe 1990, tu sei archeologo. La prima domanda che sorge è: da dove arriva il vostro gin?
«Da sempre e dacché ricordiamo, ogni nostro viaggio all’estero è sempre stato fatto allo scopo di scoprire gin locali. Siamo riusciti a trovarne anche in quei Paesi dove non ci aspettavamo di scovarne. Come in Thailandia, per esempio. Questa passione per il gin ci ha portato in nuovi posti, facendoci scoprire aromi e nuovi gin. Il gin ci affascina perché è uno dei distillati più vicini all’alchimia nel mondo moderno. Nonostante questo, abbiamo impiegato anni per renderci conto che anche noi potevamo creare il nostro gin».
Come è iniziata, quindi, la vostra avventura?
«Era il 2020, a inizio pandemia abbiamo deciso di fare un viaggio in un posto magnifico in Polonia, sui Monti Beschidi. Tutto meraviglioso: foreste, montagne e cucina locale. Lavoravamo entrambi per grandi aziende in quel momento, e sapevamo che non era ciò che desideravamo davvero. Una domanda ha cambiato le nostre vite: “Cosa vogliamo fare veramente?”. La risposta è stata chiara: “Produrre gin”. E da allora l’abbiamo fatto. Ce l’abbiamo fatta. Il gin è perfetto per noi perché è oggettivo: troverai sempre l’aroma e i botanicals che sono stati usati. Sebbene, di tanto in tanto, non sia esattamente così: succede che esperienze e ricordi personali alterino i profumi percepiti. Per questo ci piace pensare al gin come a un’idea».
Dove avviene la produzione del vostro gin e qual è la mappa ideale attorno alla quale ruotano i vostri botanicals?
«Amiamo la complessità e non ci piacciono i gin piatti, noiosi, quelli che hai la sensazione di aver già assaggiato. Ecco perché siamo sempre alla ricerca di botanicals rari come cuore della ricetta, e attorno a questi creiamo l’intera composizione. Per noi lo è stata la magnolia, fiori di magnolia essiccati per l’esattezza. È un botanical straordinario, raro perché abbiamo trovato solo un paio di altri gin al mondo che lo contengono. È un ingrediente molto complesso e molto difficile da lavorare. A seconda delle proporzioni e della combinazione con altri botanicals, potrebbe risultare più dolce, terroso o addirittura acido. Nella ricetta dell’Heritage Magnolia Gin volevamo mostrare questa gamma, ma non volevamo che il gin fosse solo floreale. Ecco perché utilizziamo anche erbe aromatiche, frutta e spezie. Naturalmente c’è un ingrediente segreto che per noi è la nostalgia, perché la magnolia rappresenta la nostra città natale. Al momento stiamo lavorando alla creazione della nostra distilleria, dove potremo liberare la nostra creatività. Ad oggi creiamo il nostro gin presso la Drake Distillery, una meravigliosa distilleria artigianale in Polonia. Capiscono le nostre esigenze, ci sentiamo liberi di creare».
Qual è il processo (dall’idea al prodotto) che ha reso il vostro gin vincente?
«Quando abbiamo deciso di realizzare il nostro sogno producendo gin, sapevamo che dovevamo tornare a Stettino, la nostra città natale. Ad aprile, inizio maggio a Stettino c’è uno scenario magico: il paese è immerso nella fioritura delle magnolie. Per noi era imprescindibile usare la magnolia come cuore della nostra ricetta. Il nostro gin racconta la nostra storia, la nostra famiglia. I nostri nonni non erano di Stettino, che era una città tedesca prima del 1945. Erano originari di una zona ai confini orientali della Polonia – attualmente si trova tra Lituania, Bielorussia, Ucraina. Dopo la Seconda guerra mondiale hanno iniziato una nuova vita a Stettino, dove ad attenderli c’erano alberi di magnolia in fiore. Questo fiore è una connessione tra il mondo dei nostri nonni e il nostro. Ma rendiamo anche omaggio alle loro origini, quindi utilizziamo botanicals classici, come il ribes nero, le mele, il pino o i mirtilli rossi, tipici dei luoghi delle loro origini. Il resto dei botanicals racconta la nostra storia, come il ginepro italiano per esempio. Amiamo i gin italiani, abbiamo un legame speciale con l’Italia: è stato il luogo in cui ci siamo fidanzati e dove abbiamo iniziato a sognare il nostro gin artigianale. Abbiamo lavorato per un anno e mezzo alla nostra ricetta, test su test per trovare il giusto equilibrio. E siamo orgogliosi e felici dei risultati ottenuti. Il nostro è il primo gin artigianale polacco ad aver mai vinto una medaglia d’oro in competizioni internazionali».
Quanto conta la ricerca per voi alchimisti del gusto?
«Tantissimo. Ricerca e sperimentazione. Adoriamo quella parte. Adoriamo scoprire nuovi profumi, nuovi botanicals, nuovi modi di creare gin. Siamo sempre alla ricerca di qualcosa di insolito, di diverso. È così che abbiamo deciso di creare un gin invecchiato in botti di vino rosso. Questa sarà la nostra nuova creatura, l’Heritage Noir Gin, e siamo estremamente entusiasti di questo progetto».
Qual è il vostro ruolo svolto nella produzione?
«Aleksandra è a capo di tutto ciò che riguarda il prodotto. Ricetta, proporzioni, percentuali, temperature, decisione su quando iniziare a catturare i cuori. Ma anche Marcin collabora allo sviluppo della ricetta, l’impiego della magnolia è stata una sua idea così come quella dello zenzero. È anche la prima persona a valutare il gin».
La vostra produzione risponde ai criteri di sostenibilità?
«Non abbiamo una certificazione su questo fronte, ma ambiente e sostenibilità sono importanti per noi. Dove possibile, utilizziamo componenti naturali come il sughero naturale con testa in legno al posto di quelli di plastica. Stiamo lavorando a un progetto per i cui clienti, restituendoci le bottiglie di vetro vuote, riceveranno una ricompensa in cambio. Inoltre lavoriamo con fornitori locali. Quando avvieremo la nostra distilleria, l’obiettivo sarà di rispettare l’ambiente al 100%». Fonte: Linkiesta, Eccetera, Giovanna Furio, 26.07.2022