L’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo ha conferito alla storica conduttrice del programma Geo la laurea honoris causa in Food Innovation & Management.
Sveva Sagramola
L’intervista al Gusto: “I giovani chiedono attenzione verso l’ambiente e una tv libera e indipendente può fare tanto per diffondere messaggi virtuosi“
“Il cibo è racconto, cultura, memoria. E’ un viaggio in Paesi diversi dal nostro. E non deve mai essere staccato dagli affetti e dalla relazione: è questo il suo futuro“. Parola di Sveva Sagramola. Antropologa, conduttrice televisiva, ora anche gastronoma grazie alla laurea honoris causa che le ha conferito l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. L’impegno pluriennale nella promozione delle diverse culture, delle popolazioni e dei luoghi, lo sguardo sempre attento anche verso chi non ha accesso a risorse, a strumenti e a beni di prima necessità, la capacità di stimolare la curiosità, la condivisione e l’empatia, incentivando un pensiero critico sul mondo del cibo e delle produzioni agroalimentari, nel pieno spirito del gastronomo: per questi motivi l’ateneo di Pollenzo ha insignito Sveva Sagramola della laurea honoris causa in Food Innovation & Management. Un riconoscimento prestigioso a una studiosa che ha sfruttato il mezzo televisivo per divulgare messaggi virtuosi di rispetto per l’ambiente e di cultura del cibo, inteso come elemento narrativo e sociale, espressione dell’identità di un popolo inserito in un contesto di amore verso la natura e i suoi frutti. “Sono emozionata e piena di orgoglio, non avrei immaginato di diventare gastronoma, ma ne sono felicissima!”, dice la conduttrice, in anteprima a Il Gusto.
“Con grande gioia apriamo le aule della nostra Università e, dopo un biennio di pandemia in cui abbiamo dovuto sperimentare nuove modalità di incontro e condivisione, torniamo alla consuetudine di una cerimonia corale per accogliere Sveva Sagramola – spiega il rettore dell’UNISG, Bartolomeo Biolatti – Il conferimento della laurea honoris causa vuole riconoscere il suo importante operato di autrice e comunicatrice attenta, preparata, garbata, in totale sintonia con lo spirito e la filosofia del nostro Ateneo”.
Uno stimolo in più per Sagramola per continuare a divulgare il valore del cibo anche in chiave sostenibile.
Che significato ha questa Laurea Honoris Causa?
“Mi riempie d’orgoglio. Il cibo è arrivato con il tempo nel mio programma Geo: da trasmissione su natura e scienza, che aveva come focus solo l’aspetto naturalistico del pianeta, negli anni sono riuscita a traghettarlo verso temi più vasti, compresa gastronoma. Parlare di ambiente vuol idre affrontare il tema del nostro impatto sugli ecosistemi naturali, all’interno del quale è compresa la produzione cibo inteso come espressione culturale. E così, a mano a mano, ho allargato Geo agli ambiti sociologici e culturali, introducendo anche la gastronomia. All’inizio parte del nostro pubblico ha faticato ad accettare. Come è possibile che programma che parla di natura, paesaggi ed esplorazioni proponga anche ricette? Il punto però, nel caso di Geo, è che noi abbuiamo sempre declinato la cucina culturalmente, con uno spazio nello studio o all’interno dei documentari, in un’unica onda che comprendesse cuoco, cultura, società, arte e gastronomia, senza gare. Il cibo è un modo di viaggiare nelle culture di Paesi altri, per capire e conoscere meglio il nostro territorio italiano che ha infinità di ricette che raccontano patrimoni culturali di persone e popoli”.
Sveva Sagramola ed Emanuele Biggi
C’è stato un momento in cui il cibo in tv è diventato un must, una moda da seguire e un po’ tutti si sono adeguati. Cosa ha spinto Geo ad accogliere il mondo del cibo nella sua scaletta?
“Non parlerei solo di moda. Sono emersi nuovi linguaggi, quando sono esplosi internet, e poi i social e i blogger la rete si è infiltrata nella quotidianità, ed è cambiato il modo di raccontare il cibo. Questo tipo di narrazione c’è sempre stata, pensiamo a Mario Soldati che in tempo non sospetto lo raccontava con il suo stile letterario. Con internet il cibo è diventato ancora più protagonista ed è diventato spettacolo. Oggi viviamo in una società che si rappresenta e si racconta attraverso l’immagine, ognuno di noi lo fa. Ed ecco svilupparsi la ricerca dell’impiattamento perfetto, del cibo che non capisci nemmeno che cosa sia, ma che è bellissimo. Il cibo è diventato show. A Geo abbiamo sempre cavalcato il tema del cibo inteso cibo della memoria e dell’affetto, mai staccato dalla relazione. E tutti i cuochi che sono passati nel nostro studio, anche quelli pluripremiati e stellati, si sono mostrati generosi nel parlare in tv della loro idea di cibo, sempre legata alla genuinità. Il cibo è un grande racconto, emotivo e culturale. I cuochi in trasmissione non si sono mai distaccati dal racconto familiare da una parte e dalla relazione con la terra dall’altra. La nostra identità a Geo è molto precisa: non abbiamo mai deragliato sul cibo- spettacolo. E oggi quei discorsi su ricette, terra e affetti sono tornati in auge, rispecchiano più che mai le esigenze della società”.
La pandemia e la guerra hanno stravolto le cose?
“Dopo pandemia è cambiato tutto di nuovo, il Covid ha messo in ginocchio la ristorazione, che ora si deve rialzare. La conseguenza è stato un ritorno alla terra. Tutti noi siamo smarriti di fronte al senso dell’apocalisse e della precarietà che ci accompagna, e allora sono entrarti in gioco altri valori: sostenibilità, genuinità, relazione più profonda col cibo. S’è spenta la fiammata estetica. In questa fase, prevale il desiderio di tornare a contatto stretto con le radici e con la materia prima. Perché la terra con la sua ciclicità ti dà pace, ridona armonia al caos del mondo, ritrovando la terra ti senti rassicurato. E la questione climatica si impone sempre di più all’attenzione dei giovani”.
(@michal_levit)
Tutti parlano di sostenibilità ma che cosa vuol dire esattamente?
“Le persone che girano, i turisti, i giovani oggi chiedono la sostenibilità; soprattutto i trentenni e i quarantenni sono consapevoli di quanto sia necessaria, danno e chiedono attenzione ai temi ambientali, vorrebbero che tutto intorno a loro, partire dall’economica, fosse ricostruito seguendo criteri “verdi”. Il problema è che il tema è inflazionato, dovunque ti giri è pieno di operazioni di green washing , tutto è diventato ecologico e sostenibilità è una parola abusata. Personalmente, tutti i giorni provo a dare un’informazione corretta, a spiegare che cosa significa vivere entro i limiti, quali sono scelte che ognuno di noi può fare. È vero, ormai il green è anche una moda, ma è meglio che nulla. parlarne è importante, e tutti noi, attraverso le piccole scelte quotidiane, possiamo dare il nostro contributo alla causa green“.
Che cosa possono fare la tv e fare il mondo del cibo per aiutare il pianeta a salvarsi dall’emergenza climatica?
“La tv è ancora il mezzo più pervasivo e diffuso tra la gente, non è stato soppiantata, ma affiancata da internet. La tv la guardano tutti, ce l’hanno tutti. Certo, ci sono nuovi mezzi e la comunicazione del web ha cambiato il linguaggio, ma la tv non si deve adeguare più di tanto, continua ad avere i suoi codici, e funziona. Arrivando ovunque, può fare tanto. Io che lavoro nel servizio pubblico da 30 anni, sento una grande responsabilità: quella di veicolare messaggi importanti. Ogni volta, prima di andare in onda, valuto sempre se i servizi che sto per lanciare sono utili o non, e rifletto su che senso abbiano. Una buona tv può far molto, una tv che deve essere buona, libera e indipendente”.
UNISG
Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo (UNISG)
Fondata nel 2004 su iniziativa di Slow Food, l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo è un ateneo non statale e legalmente riconosciuto dallo Stato italiano, nato per dare dignità accademica alla gastronomia e promuovere un modello interdisciplinare di studio del cibo. Istituzione dinamica e di impronta fortemente internazionale, l’UNISG ha visto nella sua ultradecennale attività la presenza di 3.200 studenti da 97 Paesi. L’ateneo forma i gastronomi, figure professionali inserite nel panorama socioeconomico contemporaneo, che hanno conoscenze e competenze nell’ambito agro-alimentare e operano indirizzando la produzione, la distribuzione e il consumo di cibo al fine di garantire un futuro sostenibile per il pianeta. Fonte: la Repubblica, IL GUSTO, Lara Loreti, 20.04.2022