La presidente di Slow Food: “Non siamo d’accordo con la decisione di ieri della Camera. Adesso però basta scuse, l’agricoltura di qualità deve essere sostenuta“
Barbara Nappini
“Ora non ci sono più scuse. Chiediamo che la legge sul biologico venga approvata definitivamente e al più presto”. La presidente di Slow Food Italia, Barbara Nappini, guarda al futuro e spera in un colpo di reni da parte del Parlamento.
Perché questa legge è così importante?
“Per il semplice motivo che, finché non verranno riconosciuti certi settori di produzione di qualità, non potranno essere sostenuti. Occorre mettere chi produce cibo in modo sostenibile, ad esempio seguendo i princìpi dell’agroecologia, nelle condizioni di poterlo fare. E occorre creare questi presupposti in modo concreto e veloce, garantendo alle aziende misure di sostegno specifiche e reali. Per questo ci siamo sempre schierati a favore della legge”.
Come giudica l’emendamento che toglie il termine biodinamico dal comma 3 dell’articolo 1?
“Noi siamo sempre stati amici del biodinamico. Frequentiamo le aziende, conosciamo i produttori dal basso e sappiamo quanto sia importante il loro percorso di ricerca verso un’agricoltura sempre più sostenibile. Per questo riteniamo che l’inserimento o meno della biodinamica nella legge sia un falso problema, perché la sua pratica è già inclusa nel biologico. Ma se questo per qualcuno era un ostacolo, ora che non c’è più sono cadute anche le ultime barriere”.
Siamo in ritardo? Quanto è grave la situazione?
“Basta far parlare i numeri: negli ultimi settant’anni sono andati perduti, a causa dell’uomo e delle sue scelte, tre quarti dell’agrobiodiversità che i contadini avevano selezionato nei 10.000 anni precedenti. Il 75% delle colture agrarie presenti a inizio ’900 è scomparso. Dagli anni ’70 del secolo scorso la produzione agricola si è orientata su un numero ristretto di varietà: tre specie – mais, riso, grano – forniscono il 60% delle calorie necessarie alla popolazione del globo. Il 63% del mercato dei semi è rappresentato da ibridi commerciali ed è controllato da quattro multinazionali che possiedono anche i brevetti degli Ogm e sono leader nella produzione di fertilizzanti, pesticidi e diserbanti”.
Dunque, l’altro grande tema è quello della biodiversità?
“Certo. Tutelare la biodiversità significa mettere in discussione un sistema alimentare insostenibile e che porterà al collasso dell’intero sistema di produzione alimentare, come messo per iscritto dalla Fao nel Rapporto sullo stato della biodiversità mondiale per l’alimentazione e l’agricoltura del 2019, se non invertiamo lo stato delle cose entro dieci anni. Tutelare la biodiversità è un impegno politico e richiede l’adozione di norme e di leggi che facilitino la conversione verso un sistema ambientale (e alimentare) maggiormente sostenibile. Ma è anche un impegno alla portata di tutti: scegliere come alimentarsi è un atto politico che compiamo ogni giorno andando a fare la spesa”. Fonte: IL GUSTO, Roberto Fiori, 10.02.2022