Tra le acque reflue e gli scarti industriali, i corsi d’acqua del Vecchio continente stanno vivendo un periodo di crisi, anche a causa dei cambiamenti climatici: uno sguardo d’insieme alla situazione attuale, dal Danubio fino ai torrenti campani
Tamara Bitter/Unsplash
Un bagno nella Senna, nel Tamigi oppure nella Sprea, in pieno centro a Berlino? Un’idea da scartare, se ci si vuole mantenere in salute. I liquami non trattati provenienti dalla fogne pesano nei corsi d’acqua che attraversano le grandi città europee, e il cambiamento climatico sta peggiorando la situazione.
Gli straripamenti fognari sono una delle principali fonti di inquinamento ma, nonostante ciò, passano spesso inosservati. Secondo la Federazione europea delle associazioni nazionali dei servizi idrici (Eureau) bisognerebbe raddoppiare gli investimenti, attualmente pari a 45 miliardi di euro, per provare a risolvere la situazione.
Altri spunti vengono dall’iniziativa comunitaria digital-water.city che mira a trovare soluzioni digitali per rendere le acque balneabili e migliorare gli impianti di scolo. Le acque di scarico, come ricordato da Arpa Lombardia, sono utilizzate nelle attività umane e per questa ragione contengono sostanze organiche e inorganiche che possono recare danno alla salute e all’ambiente.
Gli impianti di depurazione, deputati al trattamento delle acque reflue, eliminano quanto c’è di tossico e trasformano il tutto in fanghi. I fanghi, però, possono essere ancora pericolosi, e hanno bisogno di ulteriori trattamenti prima di essere smaltiti in discariche speciali. In alternativa possono essere utilizzati nell’agricoltura oppure destinati agli impianti di compostaggio. Gli impianti di depurazione vengono poi valutati tramite una serie di indicatori che consentono di esprimere un giudizio in merito al loro buon funzionamento.
A Belgrado, capitale della Serbia, la totalità delle acque reflue non filtrate viene sparsa nel Danubio, il secondo fiume più lungo d’Europa. L’operazione avviene alla luce del sole, e su larga scala. Il ministro delle Infrastrutture Zorana Mihajlovic ha stimato che, ogni anno, 190 milioni di metri cubi di acque di scarico vengono gettate nel fiume. L’equivalente di 60mila piscine olimpioniche. Un terzo degli 1.6 milioni di abitanti di Belgrado non dispone di collegamenti ai sistemi di drenaggio, e deve affidarsi a contenitori che i camion svuotano in questo e altri fiumi. La potenza delle correnti del Danubio consente al fiume di “auto-pulirsi”, come ricordato dal professore di chimica Bozo Dalmacija, ma la fauna sta iniziando a subire i danni collaterali ed anche gli equilibri interni potrebbero cambiare.
Per provare a “salvare” la vita di un fiume si può fare ricorso anche a idee inusuali e creative, come nel caso dello Sprea, il fiume che attraversa la città di Berlino e che sta diventando marrone a causa dei composti di ferro provenienti dalle miniere di carbone. I ricercatori dell’Istituto Leibniz hanno unito le forze con l’Università Tecnica di Monaco per dare vita a sacchetti-filtro che dovrebbero essere pronti entro il 2022, e rimuovere i composti di ferro presenti. I sacchetti dovrebbero restare in acqua per sei mesi, fino al riempimento, per poi essere venduti e riutilizzati dagli addetti ai lavori. Il dato curioso è che saranno ricoperti dallo zucchero di canna proveniente dal lievito della birra, nella speranza che ciò possa servire. I tentativi del passato per ripulire lo Sprea non hanno prodotto risultati e i ricercatori hanno reso noto che l’imbrunimento è peggiorato negli ultimi 30 anni.
L’inquinamento delle acque reflue è una spina nel fianco dei luoghi di balneazione che si trovano lungo il Tamigi nei pressi di Oxford. Nei mesi in cui piove di più, come riferito dall’Oxford Rivers Project, il numero di batteri presenti è il doppio rispetto alla soglia minima di sicurezza e la quantità di patogeni è in grado di far ammalare le persone. Thames Water, la società privata che si occupa della distribuzione dell’acqua pubblica e del trattamento delle acque reflue a Londra e nelle sue adiacenze, ha reso noto che sta pianificando miglioramenti alle sue opere di depurazione e alla sua rete fognaria per migliorare la situazione del fiume. Il punto di partenza non potranno che essere le 50mila ore in cui i liquami grezzi sono stati rilasciati nell’alto Tamigi durante il 2021.
La sensibilizzazione della popolazione e delle istituzioni sono elementi chiave per facilitare la depurazione di un corso d’acqua. A Torre Annunziata si è svolta, nel mese di giugno, la seconda edizione di Corri per il Sarno, un fiume tra i più inquinati d’Europa. La marcia di ventiquattro chilometri si conclude con la deposizione, a valle, di un’ampolla d’acqua cristallina proveniente dalla sorgente del fiume. L’obiettivo è quello di giungere a una bonifica non più rinviabile e di farsi aiutare dalle istituzioni europee. L’iniziativa vede la convinta partecipazione di decine di istituti scolastici presenti sul territorio locale e ricorda come sono proprio i più giovani ad avere a cuore il benessere del territorio che li circonda. Fonte: Linkiesta, Andrea Walton, 06.11.2021