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Set 06 2021

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TIRA UNA BRUTTA ARIA NEL MONDO: UN PAESE SU TRE NON DISPONE DI LEGGI CONTRO L’INQUINAMENTO ATMESFERICO

Un report pubblicato ieri dal Programma dell’Onu per l’ambiente ha dimostrato che per affrontare la triplice crisi planetaria del cambiamento climatico, della perdita di biodiversità e dell’inquinamento è necessario un miglioramento della qualità dell’aria. Tuttavia, molti Stati non hanno standard legali al riguardo. E, anche quando esistono, le leggi spesso non sono conformi alle linee guida internazionali

Afp

Il 7 settembre si celebra l’International Day Of Clean Air For Blue Skies, cioè la Giornata internazionale dell’aria pulita. Quest’avvenimento è stato istituito nel 2019 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite con l’obiettivo di accrescere la consapevolezza riguardo all’importanza di respirare aria pulita e all’impatto dell’inquinamento atmosferico sulla salute umana e sugli ecosistemi.

Tuttavia, il quadro generale che emerge dal nuovo report Regulating Air Quality: The First Global Assessment of Air Pollution Legislation, pubblicato il 2 settembre dall’United Nations Environment Programme (Unep), è sconfortante.

La ricerca ha esaminato le leggi in vigore in 194 Paesi, esplorando varie dimensioni dei contesti giuridici e istituzionali, e valutando la loro efficacia nel garantire standard adeguati di qualità dell’aria. I risultati sono assai preoccupanti.

Un terzo dei Paesi del mondo non ha standard di qualità dell’aria esterna (ambiente) obbligatori per legge. E laddove tali leggi esistono, gli standard variano ampiamente da uno Stato all’altro e spesso non sono conformi alle linee guida internazionali dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).

Questo perché, sebbene ci siano alcune regolamentazioni a livello europeo e mondiale, non esiste un unico apparato internazionale per il controllo della qualità dell’aria.

Come se non bastasse, la ricerca delle Nazioni Unite ha rivelato che il 43 per cento degli Stati non dispone di una definizione legale di inquinamento atmosferico e il 37 per cento di essi non impone per legge meccanismi nazionali di monitoraggio della qualità dell’aria, fondamentali per comprendere come questa influisca sulla popolazione. E, sebbene gli effetti nocivi della cosiddetta aria sporca non conoscano confini, l’analisi ha mostrato che solo un terzo dei Paesi dispone di meccanismi legali per gestire o affrontare l’inquinamento atmosferico transfrontaliero.

Il report sottolinea, dunque, che una solida governance internazionale sulla qualità dell’aria è fondamentale per raggiungere i livelli richiesti e gli obiettivi di salute pubblica. Secondo l’Unep, tale risultato potrà essere ottenuto solo attraverso lo sviluppo di una legislazione comune per il controllo della qualità dell’aria che integri responsabilità, applicabilità, trasparenza e partecipazione pubblica.

Riconoscendo che non esiste una bacchetta magica in grado di far sparire il problema, e ammettendo le difficoltà di adottare un approccio univoco, viene comunque sottolineata l’importanza di incorporare gli standard di qualità dell’aria nelle legislazioni statali come primo passo verso un necessario cambiamento radicale e positivo.

Citando «una mancanza di capacità di applicazione» come motivo principale per la «scarsa attuazione delle leggi sulla qualità dell’aria», Inger Andersen, direttrice esecutiva dell’Unep, ha affermato che quest’analisi è stata «l’inizio degli sforzi per assistere gli Stati membri nell’attuazione di misure di riduzione dell’inquinamento basate su dati scientifici, quadri normativi e politiche coerenti».

«Non c’è alcun vaccino in grado di prevenire sette milioni di morti premature causate dall’inquinamento atmosferico ogni anno, un numero destinato a crescere di oltre il 50 per cenro entro il 2050», ha continuato la Andersen.

«L’aria che respiriamo è un bene pubblico fondamentale e la sua qualità è la chiave per affrontare la triplice crisi planetaria del cambiamento climatico, della perdita di biodiversità e dell’inquinamento. Ecco perché tutti i Paesi possono e devono incrementare le loro ambizioni sul contenimento dell’inquinamento atmosferico garantendo aria pulita e sicura per tutti».

L’inquinamento atmosferico è stato identificato dall’Oms come il più grande rischio per la salute, un problema creato dall’uomo e in grado di uccidere in media una persona ogni cinque secondi a causa del più elevato rischio di morte per ictus, malattie cardiache, malattie polmonari ostruttive croniche, cancro ai polmoni e infezioni respiratorie acute.

Secondo le più recenti stime, circa il 91 per cento della popolazione mondiale vive in luoghi in cui i livelli di inquinamento atmosferico superano i limiti di sicurezza.

Il diritto a un ambiente sano e sicuro, che comprende quindi anche il diritto all’aria pulita, è un prerequisito fondamentale per il raggiungimento degli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile stabiliti nell’Agenda 2030 e inquadrati all’interno di un programma d’azione più vasto costituito da 169 target a essi associati, da raggiungere in ambito ambientale, economico, sociale e istituzionale.

Proprio per questo motivo, il report dell’Unep sostiene che «anche i più ammirevoli obiettivi nazionali in materia di qualità dell’aria devono essere supportati da solide regolamentazioni e quadri istituzionali e dalla capacità di attuare leggi ben coordinate, se vogliono essere davvero efficaci».

Il report evidenzia i progressi compiuti da alcuni Paesi, spiegando che essi «possono fungere da base per il cambiamento nel controllo della qualità dell’aria». I ricercatori, quindi, invitano tutti gli Stati ad adottare solide leggi sulla qualità dell’aria, che includano la definizione di ambiziosi standard per far fronte all’inquinamento, l’incremento di meccanismi legali per il monitoraggio della qualità dell’aria, una maggiore trasparenza dell’informazione sul tema e il miglioramento delle politiche e del coordinamento normativo per l’inquinamento atmosferico nazionale e transfrontaliero.

A seguito di questa valutazione, l’Unep ha stilato una guida pratica nell’ambito del Montevideo Environmental Law Programme, con l’obiettivo di assistere gli Stati membri nella loro lotta contro la crisi da inquinamento atmosferico.

Il supporto tecnico è previsto per lo sviluppo e l’attuazione di quadri giuridici ad hoc che mirano ad abbattere l’inquinamento e per lo sviluppo di capacità complementari per le parti interessate, inclusi giudici, pubblici ministeri e altri funzionari di polizia. Fonte: Linkiesta, Greenkiesta, Miriam Tagini, 6.09.2021

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