«Ci siamo ribellati. Allo sfruttamento, al caporalato. Mai avrei immaginato di ritrovarmi faccia a faccia con la schiavitù. Chi viene dall’Africa non la può dimenticare».
Papa Latyr Faye, presidente di Ghetto Out Odv e fondatore di Casa Sankara © Casa Sankara
Papa Latyr Faye è arrivato dal Senegal in Italia quattordici anni fa, raggiungendo suo zio, Mbaye Ndiaye, in Puglia a San Severo, in provincia di Foggia. Entrambi impiegati come braccianti nei campi di pomodoro e alla raccolta di olive, hanno affrontato, per anni, una realtà durissima. «Non solo abbiamo vissuto lo sfruttamento sulla nostra pelle, dettato dall’arroganza e dall’ignoranza. Ma abbiamo visto tante, troppe persone migranti vivere in ghetti, in baracche, come in un paese del dopoguerra, in condizioni disumane».
Papa ha deciso di restare nel nostro Paese, ma di denunciare le illegalità, per troppo tempo taciute intorno alla filiera agricola, sognando di riportare, per tutti i migranti, diritti umani fondamentali come un tetto sicuro sopra la testa e il riconoscimento di un salario equo. Un progetto di giustizia sociale partito nel 2012 che è divenuto, nel giro di qualche anno, realtà. Così ha fondato nel 2016 Ghetto Out, l’associazione di cui è presidente, insieme allo zio Mbaye Ndiaye e la giurista Assunta La Donna, specializzata sui temi della migrazione, «la prima italiana che ci ha sostenuto in questo sogno».
Insieme ai suoi compagni di viaggio ha dato vita “Casa Sankara”, progetto unico nel suo genere. «Siamo riusciti ad ottenere la gestione dell’azienda agricola Fortore, in concessione da parte della Regione Puglia e a creare gli spazi di accoglienza per centinaia di migranti». Una struttura con foresteria, sartoria, laboratorio di musica e sportello di assistenza socio-legale in collaborazione con giuristi e sindacati, entrata a regime nel 2019.
«Oggi la nostra comunità accoglie 500 persone. Tutto questo è stato possibile anche grazie all’incontro con coloro che nelle istituzioni, proprio a partire da Regione Puglia, sono state sensibili e ci hanno ascoltato». Come Stefano Fumaruolo, a cui è stato intitolato il centro nel 2018. «Un omaggio a colui che più di tutti ha creduto in noi e ci ha sostenuti fino all’ultimo giorno di vita», scrivono i fondatori di quella che è oggi Casa Sankara – Centro Stefano Fumaruolo.
Un impegno costante nel tempo che ha portato l’associazione a sottoscrivere convenzioni, oltre che con la Regione Puglia, con la Prefettura per ospitare anche le persone sgomberate, dalle forze dell’ordine, dai ghetti, tuttora esistenti, o per trasportare i lavoratori sui campi, liberandoli dal giogo dei “caporali”. Una casa diventata, anche in collaborazione con Coldiretti, un punto di riferimento per le altre imprese agricole del territorio in cerca di manodopera, disposte a pagare “la giusta busta paga” e a far lavorare in condizioni dignitose i loro collaboratori.
«Non vogliamo essere assistiti. Abbiamo dimostrato di essere in grado di creare posti di lavoro nella legalità», sottolinea Papa. Nel frattempo, infatti anche la loro azienda agricola si è ingrandita. «Nell’ultima campagna di raccolta, quella del 2020, siamo riusciti a fare 50 contratti di lavoro. Cinquanta persone sono state assunte regolarmente per preparare i terreni, sistemare l’irrigazione, seminare, piantare, raccogliere. E quest’anno speriamo di arrivare a dare lavoro ad almeno 100 persone».
Casa Sankara è diventato anche un modello di riferimento nazionale, come percorso in grado di garantire integrazione e accogliere con dignità i lavoratori stagionali migranti. Tanto che è stato preso d’esempio dal ministero dell’Interno, che pensa di replicarlo in altri territori. «Per questo abbiamo chiesto alla regione di metterci a disposizione altri terreni. Non vogliamo sovvenzioni, ma solo terra da coltivare con le nostre mani. Il nostro modello è anche sostenibile economicamente».
Il frutto di tanto impegno oggi è finito sugli scaffali nelle Coop d’Italia, con “Riaccolto”, il marchio dei pomodori pelati di Casa Sankara in vendita nelle Coop. «Abbiamo dimostrato che c’è un prezzo sostenibile per tutti. Per chi lavora, per chi vende e per chi acquista. Tutti ci guadagnano in modo equo», conclude Papa. Basta mettere dietro un vasetto di pomodoro, il giusto. Fonte: Storie dal futuro, la newsletter di Valori, Rosy Battaglia, 14.03.2021