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Feb 19 2021

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ZERO WASTE: LE PROPOSTE DEL PARLAMENTO EUROPEO PER UN’ECONOMIA TOTALMENTE CIRCOLARE

Nell’ultima sessione plenaria gli eurodeputati hanno richiesto alla Commissione di fissare obiettivi vincolanti da raggiungere entro il 2030 sull’impronta ecologica dei materiali e dei consumi per l’intero ciclo di vita dei prodotti nell’Unione

Bisogna produrre oggetti, non rifiuti. È quello che ha fatto intendere, lo scorso 9 febbraio, il Parlamento europeo chiedendo norme più severe sul riciclo con obiettivi vincolanti da raggiungere entro il 2030 sull’impronta ecologica dei materiali e dei consumi per l’intero ciclo di vita dei prodotti per ogni categoria immessa sul mercato dell’Unione.

Fino all’80% dell’impatto ambientale dei prodotti riguarda la loro fase di progettazione: secondo gli esperti nei prossimi quarant’anni il consumo globale di materiali raddoppierà mentre la quantità di rifiuti generati ogni anno aumenterà del 70% entro il 2050. Un bel problema se si pensa che metà delle emissioni totali di gas serra, e più del 90% della perdita di biodiversità e dello stress idrico, provengono dall’estrazione e dalla lavorazione delle risorse.

Nel marzo 2020 la Commissione europea ha proposto, in linea con l’obiettivo di neutralità climatica entro il 2050 previsto dal Green Deal, un nuovo piano d’azione per l’economia circolare. Si tratta di un progetto, incentrato sulla prevenzione dei rifiuti e la loro gestione ottimale, che promuove la crescita, la competitività e la leadership globale dell’Unione nel settore. Oggi l’Unione genera oltre 2,5 miliardi di tonnellate di rifiuti all’anno, soprattutto di tipo domestico. Per questo la volontà dei deputati è di spingere i Paesi europei a incrementare il riciclaggio di alta qualità, abbandonare lo smaltimento in discarica e ridurre l’utilizzo degli inceneritori.

Nella seduta di febbraio, il Parlamento ha esortato la Commissione a presentare una nuova legislazione nel 2021 che estenda l’ambito di applicazione della direttiva sulla progettazione ecocompatibile per includere i prodotti non legati all’energia con il fine di stabilire delle norme specifiche per prodotto, garantendo così che quelli immessi sul mercato europeo forniscano prestazioni, durabilità, riutilizzabilità, riparabilità, non tossicità, possibilità di miglioramento, riciclabilità, contenuto riciclato ed efficienza dal punto di vista energetico.

Durante il dibattito, i deputati hanno sottolineato che sarà possibile raggiungere gli obiettivi del Green Deal a patto che l’Europa implementi un modello di economia circolare, un cambiamento che, tra le altre cose, favorirebbe la creazione di nuovi posti di lavoro e opportunità commerciali.

Come è stato sottolineato in Parlamento, le risorse limitate e i cambiamenti climatici rendono necessario il passaggio da una società “produzione-consumo-scarto” a una fondata su un’economia a zero emissioni di carbonio, sostenibile dal punto di vista ambientale, libera dalle sostanze tossiche e completamente circolare. D’altra parte, se si continuano a sfruttare le risorse al ritmo attuale, entro il 2050 avremo bisogno delle risorse di tre pianeti.

I deputati hanno approvato anche delle iniziative per combattere l’obsolescenza programmata, migliorare la durata e la riparabilità dei prodotti e rendere più forti le tutele dei consumatori, che devono far valere il diritto alla riparazione così come quello di essere correttamente informati sull’impatto ambientale dei prodotti e dei servizi che comprano. A tal fine, è stato chiesto alla Commissione di preparare proposte per combattere la pratica scorretta del greenwashing.

Sette settori chiave per un’economia davvero circolare

Il piano d’azione della Commissione europea per raggiungere un’economia circolare propone cambiamenti in sette settori: dalla plastica ai rifiuti elettronici, passando per il tessile, cibo e acqua, edifici e costruzioni, batterie e veicoli e imballaggi.

Per quanto riguarda la plastica, i deputati hanno promosso la strategia europea per la plastica nell’economia circolare che prevede, tra i suoi obiettivi, anche l’eliminazione microplastiche. Riguardo al settore tessile sono state richieste nuove misure per contrastare la perdita di microfibre (presenti oggi anche nel Mare Glaciale Artico) e introdurre standard più severi sull’uso dell’acqua.

I deputati hanno richiesto di incentivare una maggiore durata dei prodotti elettrici ed elettronici attraverso il riuso e la riparabilità. D’altra parte, i rifiuti che ne conseguono rappresentano il flusso di scarti in più rapida crescita in Europa, di cui meno del 40% viene riciclato.

Riguardo il tema del cibo, attualmente si stima che il 20% dei generi alimentari venga perso o sprecato. Per questo il Parlamento ha richiesto di dimezzate questa cattiva pratica entro il 2030, come peraltro previsto dalla strategia per la sostenibilità alimentare.

Di fronte, invece, al livello record di rifiuti prodotti nel 2017 dall’industria dell’imballaggio, le nuove regole mirano a garantire che tutti gli imballaggi del mercato europeo siano economicamente riutilizzabili o riciclabili entro il 2030.

I deputati hanno poi valutato le proposte sulla produzione e sul tipo di materiali impiegati per le batterie presenti nel mercato dell’Unione, chiedendo che presentino una bassa impronta di carbonio e rispettino i diritti umani, gli standard sociali ed ecologici.

Infine l’industria edile, responsabile di oltre il 35% dei rifiuti totali europei. Il Parlamento ha richiesto che la durata del ciclo di vita degli edifici venga prolungata, stabilendo degli obiettivi di riduzione dell’impronta di carbonio dei materiali, così come dei requisiti minimi sull’efficienza energetica e delle risorse. Fonte: Linkiesta, Riccardo Liguori, foto  Pixabay, 17.02.2021

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