Premiato l’impegno sociale che lo chef tristellato porta avanti da anni con i suoi progetti contro lo spreco del cibo e l’isolamento sociale
È arrivato in occasione della “Giornata internazionale della consapevolezza della perdita e dello spreco alimentare” il nuovo riconoscimento per Massimo Bottura che è stato nominato “Goodwill Ambassador” dall’Onu nell’ambito del Programma per l’ambiente (Unep). Per lo chef tristellato (eletto numero 1 al mondo nel 2019 dal settimanale “Time”) che con la sua Osteria Francescana ha portato la cucina italiana contemporanea alla ribalta mondiale, c’è una nuova medaglia da appuntarsi al petto. Bottura da tempo si sta dimostrando sensibile al tema della lotta agli sprechi e dell’isolamento sociale. Ne sono una testimonianza i suoi progetti come “Food for Soul”, l’organizzazione no profit fondata con la moglie Lara Gilmore (progetto per il quale è stato di recente insignito anche del prestigioso premio Compasso d’Oro, firmato Adi-Associazione per il Disegno Industriale), oppure “Kitchen Quarantine”, idea nata durante la finestra di lockdown per infondere, tramite i valori del cibo, un messaggio di positività in un momento particolarmente difficile.
“Se possiamo utilizzare tutti gli ingredienti al massimo del potenziale – ha detto Bottura – riduciamo l’entità degli sprechi che stiamo generando e faremo meglio la spesa. Nel mio nuovo ruolo di Ambasciatore di Buona Volontà Unep, combatterò per ridurre questa vergogna globale”. D’altronde ancora c’è molto da migliorare: nel mondo 800.000 persone soffrono la fame ogni giorno con gli sprechi che si rivelano un danno per la biodiversità e l’ambiente senza dimenticare le ricadute sulle finanze individuali. Proprio oggi la ministra dell’agricoltura Teresa Bellanova ha ricordato che “lo spreco alimentare costa 80 euro a famiglia”.
Bottura, da parte sua, ha sottolineato che tutti dobbiamo iniziare a chiedere e capire da dove proviene il nostro cibo, intervenendo per preservare i ricordi e le tecniche alimentari che possono aiutarci a innovare il futuro e fare attenzione a non ripetere pratiche e comportamenti di consumo che hanno messo in crisi il sistema oggi. L’atto di cucinare, nella visione dello chef italiano, deve diventare una scelta etica, non solo una questione di gusto.
I numeri globali sono un grido di allarme che chiedono un cambio di rotta immediato: si stima che circa un terzo di tutto il cibo prodotto – 1,3 miliardi di tonnellate – venga sprecato o perso ogni anno. Il 14% del cibo globale e fino al 40% in alcuni mercati, si deteriora prima ancora di raggiungere i rivenditori a causa dei problemi di connessione del mercato e della mancanza di catene del freddo sostenibili. Un problema anche europeo, nel Vecchio Continente lo spreco alimentare costa circa 143 milioni di euro all’anno, il 12% proviene dal settore della ristorazione. Una situazione che ha ripercussioni ambientali (contribuendo all’8% di emissioni di gas serra) ma anche economiche. Fonte: WineNews, 29.09.2020