Quando si pensa a una tavola in cui i pesticidi finiscono in ogni portata, dal primo al contorno alla frutta, normalmente ci verrebbe in mente quella cinese o indiana. In pochi penserebbero alla dieta made in Usa.
Tanto più che nelle consuete classifiche dei cibi più contaminati, quelli che spaventano al di qua come al di là dell’oceano, difficilmente ci finisce qualche alimento a stelle e strisce.
E invece, la realtà fotografata dall’ultimo rapporto annuale della Food & Drug Administration restituisce una situazione che ha impressionato i consumatori statunitensi e dovrebbe far riflettere anche noi. Nelle oltre 55 pagine di dati, diagrammi e grafici, si scopre che sono state trovate tracce di pesticidi nell’84% dei campioni domestici di frutta e nel 53% delle verdure, così come nel 42% dei cereali e nel 73% dei campioni alimentari semplicemente elencati come “altro”. E, badate bene, si tratta di campioni made in California, Texas, Kansas, New York e Wisconsin.
Circa il 94 percento dell’uva, tanto per fare un esempio a noi vicino (leggete i risultati del test su quella italiana che abbiamo pubblicato questo mese) è risultato positivo ai residui di pesticidi, così come il 99 percento delle fragole, l’88 percento delle mele e del succo di mela e il 33 percento dei prodotti a base di riso.
La notizia, che farà storcere la bocca ai sovranisti nordamericani, è che la frutta e la verdura importate in realtà hanno mostrato meno pesticidi, con il 52% di frutta e il 46% di verdure.
Fa impressione leggere che nei campioni Usa, tra le centinaia di diversi pesticidi, la FDA ha trovato tracce di DDT vietato da anni, nonché di clorpirifos, e glifosato.
Inutile, forse, dire che l’Autorithy Usa si è affrettata a definire la situazione poco preoccupante e ha tentato di placare le reazioni specificando che solo il 3,8% degli alimenti presentava livelli di residui al di sopra dei limiti di legge.
Altrettanto pronta la replica di Us Right, l’Ong ambientalista autrice di molte inchieste sul tema: “Ciò che la FDA non ha detto, e ciò che le agenzie di regolamentazione evitano abitualmente di dire pubblicamente, è che i livelli di tolleranza per alcuni pesticidi sono aumentati nel corso degli anni poiché le società che vendono i pesticidi richiedono limiti legali sempre più elevati. L’EPA ha approvato diversi aumenti consentiti per i residui di glifosato negli alimenti, ad esempio”.
Continua Us Right: “Ad esempio, il limite legale per il glifosato su una mela è di 0,2 parti per milione (ppm) negli Stati Uniti, ma solo la metà – 0,1 ppm – è consentita su una mela nell’Unione europea. Inoltre, gli Stati Uniti consentono residui di glifosato su mais a 5 ppm, mentre l’UE consente solo 1 ppm”. Fonte: Il Salvagente, Riccardo Quintili, 5.11.2019