Alla scoperta delle radici della viticoltura in Franciacorta
“Le origini del Franciacorta e del Rinascimento italiano”, il volume dello storico Gabriele Archetti per il Consorzio guidato da Silvano Brescianini
La storia del Franciacorta ha origini molto antiche e radicate, in un territorio dove la coltivazione della vite è stata una costante: dall’epoca Romana al periodo tardo-antico, fino al pieno Medioevo, le condizioni pedoclimatiche hanno sempre favorito la coltivazione della vite, ed il fatto che la Franciacorta si sia affermata, nell’immaginario contemporaneo, come forgiata dall’indole manageriale dei suoi imprenditori solo a partire dalla seconda metà del Novecento, non significa che essa non abbia conosciuto, come tutti i grandi territori vitivinicoli del mondo, momenti di autodeterminazione che ne hanno plasmato l’identità conducendola a diventare così uno tra i più importanti territori di vino italiani riconosciuti anche all’estero. Da qui nasce quindi la volontà, di ricostruire la genesi di questo territorio, che comincia con i possedimenti claustrali e con le curtes francae benedettine di abbazie come Santa Giulia di Brescia ed i suoi distaccamenti Timoline, Borgonato, Iseo e Cellatica, toponimi che ricorrono tuttora nella regione della Franciacorta. Conformemente con quanto accaduto ai più importanti territori vitivinicoli del mondo, anche qui questa vocazione venne riconosciuta, presagita e alimentata dai capaci monaci benedettini che, custodi e divulgatori di conoscenza, furono anche i primi a interagire con la terra al fine di garantirsi il sostentamento. Una storia raccontata ne “Le origini del Franciacorta e del Rinascimento italiano”, il libro che racconta le origini del Franciacorta, un testo, curato dal professore Gabriele Archetti, Ordinario di Storia Medievale nella Facoltà di Scienze della formazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che vuole diffondere la storia del vino franciacortino che pone le sue radici nel Medioevo, voluto dal Consorzio del Franciacorta e dal suo presidente Silvano Brescianini, da sempre particolarmente interessato ai risvolti storici del territorio.
Oggi, grazie ad un recentissimo studio sul Catasto Napoleonico, è stato possibile ricostruire per ogni comune della Franciacorta le colture presenti al 1809, evidenziando che la pratica vitivinicola, per autoconsumo e soprattutto per fini commerciali, era ben radicata nel territorio e nella tradizione dei suoi abitanti. Questo catasto, realizzato durante la dominazione napoleonica, è frutto di una rilevazione svolta da geometri di campagna che raccoglievano le informazioni relative a ciascuna unità amministrativa con l’aiuto di un esperto locale e successivamente veniva disegnata la mappa complessiva di ciascun Comune. Il lavoro di ricerca, complesso e imponente, svolto nell’arco di 2 anni e interamente digitalizzato, ha messo in evidenza l’esistenza di quasi 1.000 ettari destinati in varia forma alla viticoltura. Inoltre su altri 9.940 ettari, a fianco di una coltura principale (seminativo, arativo, prato), è stata riscontrata la presenza di alcuni ceppi e filari di vigna. Si tratta infatti di dati certi che illustrano in modo chiaro come già all’inizio del XIX secolo per i 40.000 abitanti la produzione di vino fosse un’attività molto importante, destinata non solo all’autoconsumo, ma soprattutto alla vendita.
“Negli ultimi anni abbiamo sviluppato un’ottima collaborazione con il Professor Archetti, apprezzandone il fondamentale contributo al mondo del vino, in particolare nella sua opera “tempus Vindemie”, in cui ha documentato con rigore e perizia la nostra storia”, ha spiegato Silvano Brescianini. “Abbiamo quindi ritenuto opportuno chiedere allo stesso Archetti una sintesi dei suoi scritti divulgabile agli operatori ed appassionati, ritenendo un’azione dovuta da parte del Consorzio. Le testimonianze, in particolare del Gallo e del Conforti, datano al 500 il “brindar Mordace” in uso nelle nobili famiglie Bresciane, ma dallo stesso testo apprendiamo quanto fosse rilevante la produzione di vino in età Longobarda e di come il vescovo di Brescia classificasse per villaggio i vini che riceveva con le decime”, conclude Brescianini.
“Collocata in una felice cornice ambientale, dove il terreno e il clima mite si abbinano in modo singolare, la Franciacorta ha espresso nel corso dei secoli una speciale vocazione vitivinicola che, nell’ultimo cinquantennio, ha messo a frutto sapientemente un’esperienza produttiva millenaria – ricorda lo scrittore del libro, il professor Gabriele Archetti – sono poche, infatti, le regioni che nel contesto europeo possono vantare una continuità colturale, specializzata e di qualità, come quella franciacortina. Festeggiare questo traguardo, guardato con ammirazione da tutto il mondo, è per il Consorzio Franciacorta il modo migliore per mettere al centro il lavoro di tante generazioni, la loro capacità di plasmare la terra e l’ingegno a creare un fermentato che, oggi, è sinonimo del luogo stesso in cui lo si produce. Una bella storia dove passato e presente sono già parte del futuro che viene”. Fonte: WineNews, 07.10.2019