Votazione storica a Bordeaux. Il consiglio dei produttori della denominazione Bordeaux e Bordeaux Supérieur ha approvato, con delibera di qualche giorno fa, una novità relativa alle varietà utilizzabili nel taglio dei vini appartenenti alle suddette categorie.
Si tratta di sette nuove uve, le quali potranno essere usate nei blend finali, in misura non superiore al 10%.
La decisione, presa all’unanimità (e anticipata da Intravino lo scorso novembre), va considerata come il primo di una serie di interventi necessari per fronteggiare il cambiamento climatico, fattore che rappresenta la principale preoccupazione nella regione. Le nuove varietà sono arinarnoa, touriga nacional, marselan e castets per i rossi, e alvarinho, petit manseng e liliorila per i bianchi.
L’arinarnoa è un incrocio tra tannat e cabernet sauvignon, meno suscettibile al danno da muffa grigia, con livelli di zucchero bassi e buona acidità. Ne derivano vini ben strutturati, colorati e tannici con aromi complessi e persistenti. Il castets è una varietà bordolese “dimenticata”, anch’essa meno suscettibile alla muffa grigia e a diversi tipi di funghi. I suoi sono vini sono colorati e adatti all’invecchiamento. Il marselan è un ibrido di cabernet sauvignon e grenache a maturazione tardiva, con minor rischio di gelo primaverile, calore e muffe; vini colorati, distintivi e adatti all’invecchiamento.
I motivi che hanno portato a questa decisione sono molteplici. Le citate varietà sono meno soggette ad una serie di malattie che attualmente stanno colpendo la zona francese; inoltre le stesse sono in grado di esprimere sia una buona acidità – anche a temperature miti – sia una buona resistenza alle odiose gelate che ormai da diversi anni si abbattendo inaspettatamente su tutta la zona. Infine si ritiene che per stile, quantità del raccolto e capacità organolettiche, le suddette varietà siano la soluzione più idonea alle necessità dei produttori. Quest’ultimi dovranno rispettare i parametri disposti dall’AOC di riferimento e comunque avranno la possibilità di piantare i nuovi tipi di vite in misura non superiore al 5% della superficie del loro vigneto.
La decisione dovrà essere ratificata dall’organismo di controllo qualità dei vini francesi di origine (INAO) ma già sappiamo che il diritto di impianto avrà una durata massima di 10 anni con una opzione per l’ulteriore rinnovo della concessione. Le operazioni di impianto dovrebbero iniziare nella prossima stagione.
Chris Piat di Château Couronneau, piccolo produttore della zona “Entre Deux Mers”, famoso per la coltivazione biologica del merlot, ha rilasciato alcune dichiarazioni all’indomani della votazione: “non possiamo continuare a produrre merlot di 16%, chiunque lavori nei mercati internazionali ammetterà che si tratta di un problema“, e ancora, “siamo ancora lontani dal piantare varietà ibride ma continuando verso questa direzione, rimarrà una scelta inevitabile“.
Attualmente le varietà ibride sono ammesse in percentuali maggiori solo per i vini di indicazione geografica o per quelli che esulano da ogni classificazione disciplinare. Fonte: Intravino, Salvatore Augusta, foto fermentgrape.com, 02.07.2019