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Giu 22 2019

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CARLIN PETRINI, IL RIVOLUZIONARIO DEL CIBO BUONO, PULITO E GIUSTO

Il fondatore di Slow Food compie 70 anni – Così ha cambiato la nostra vita a tavola. Una lunga storia partita da cascine e osterie di Bra, in Piemonte, e arrivata ovunque nel mondo. Quarant’anni fa ha acceso l’attenzione sui temi della Terra che oggi animano le nuove generazioni

Oggi siamo tutti ambientalisti, se non mangiamo il cibo di stagione o locale ci sentiamo in colpa quasi come a far pranzo in un fast food, scegliamo vini di territorio con la leggerezza con cui apriamo il rubinetto per versarci un bicchiere d’acqua. Oggi sembra tutto naturale, ma se non ci fosse stato lui le cose sarebbero andate diversamente. Il lui che compie 70 anni oggi è Carlo Petrini, fondatore di Slow Food e di un mucchio di altre cose, guru del cibo buono, pulito e giusto, pioniere della biodiversità. E se non ci fosse stato lui forse non ci sarebbe neanche la sua nipotina virtruale, Greta Thunberg.

Fin dall’inizio quella forza che ha cambiato il mondo del gusto è partita da Bra in provincia di Cuneo. La citta dove Petrini, a 17 anni, diventa presidente della sezione locale della San Vincenzo, il primo segno di attenzione ai deboli.

Ma il legame territorio-cultura viene alla luce con forza nel 1979, quando Petrini, che allora era per tutti solo Carlin e l’anno prima aveva cantato a Sanremo al club Tenco, riscopre una manifestazione antica ”Cantè i euv”, ovvero la tradizione di andare nelle aie delle cascine a cantare in cambio di uova fresche. In poco tempo al suo fianco ecco esponenti della musica nazionale, della politica e della cultura. Si può dire che tutto è cominciato qui.

Le origini

Da allora è un crescendo: nel 1984 il suo movimento ha una casa che ovviamente è un ristorante, “L’osteria Boccondivino” in via Mendicità Istruita 12 a Bra, lo storico indirizzo dove poi nascerà “Slow Food”, che prima della versione anglofona in opposizione al concetto di fast food ha un nome più nostrano, ovvero quello di “Arci Gola”, fondata nel 1986 a Barolo ma con sede a Bra.

In quegli anni amava dire di sé: “Vieni a trovarmi in ufficio, il mio è l’unico ufficio con osteria”. Due anno dopo compare per la prima volta la chiocciola, il movimento varca i confini piemontesi e si celebra a San Gemignano. Petrini incita le folle, ma sempre di più cerca il confronto con gli intellettuali di ogni estrazione. Tra loro c’è Enzo Bianchi: ”Ci siamo incontrati tanti anni fa e abbiamo stretto una profonda amicizia. Sento in lui una voce, quanto mai necessaria oggi, che ci lancia il messaggio del rispetto della terra e delle culture. Io sono del Monferrato, lui delle Langhe: abbiamo lo stesso sangue, la stessa passione, la stessa profonda simpatia per il mondo contadino: Petrini ha dato voce ai contadini di tutto il mondo e la sua battaglia per il cibo sano e giusto è probabilmente la più autentica, che concorda con quella del Papa nell’enciclica Laudato si’. È un testimone straordinario, di cui abbiamo bisogno contro ogni tentativo di sfruttamento della terra, che come entrambi sosteniamo è madre”.

Il Salone del Gusto

E per salvare i sapori della terra Carlo Petrini lancia la prima “Arca del Gusto”. Lo fa al Lingotto di Torino dove per la prima volta va in scena il “Salone del Gusto”. I produttori diventano eroi che garantiscono la sopravvivenza di prodotti e sapori unici. Il movimento non si ferma più ed è sempre più internazionale. Nel 1977 lancia a Bra “Cheese, le forme del latte”, la biennale che cambierà la storia dei formaggi di tutto il pianta costringendo anche gli Stati Uniti a modificare le regole per i formaggi a latte crudo e non pastorizzato. Al suo fianco ci sono Vandana Shiva, Alice Waters, Carlo d’Inghilterra. Piovono le Lauree Honoris Causa e nel 2004 Time lo inserisce tra i 27 eroi europei.

Lui crea Terra Madre, la rete mondiale delle “Comunità del cibo” e nel 2008 per il Guardian è una delle 50 persone che posso salvare il pianeta.

Gli studenti

Sono gli anni in cui fonda, collaborando anche con imprenditori come Oscar Farinetti e Bruno Ceretto, l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche a Pollenzo, dove ogni anno si formano non solo studenti ma anche coscienze enogastronomiche. “Carlin Petrini rappresenta un valore simbolico fondamentale per la gastronomia contemporanea – spiega Massimo Bottura, il più importante chef italiano – Sempre dalla parte dei più deboli, con occhio critico e a volte nostalgico, ha reso visibile a tutti le figure di contadini, casari, allevatori e pescatori. Un Capo-Partigiano del XXI secolo.” Parole chiave come quelle del tristellato Niko Romito: Petrini è un uomo al quale tutto il mondo gastronomico, italiano e non solo, deve moltissimo. L’importanza che Slow Food ha attribuito al mondo agricolo e della ristorazione, la gastronomia come scienza multidisciplinare e il valore della cucina come bene culturale e sociale non esisterebbe oggi senza di lui”.

Nel 2012 parla al palazzo di Vetro, nel 2013 firma una storica alleanza fra i suo Movimento e la Fao, che ne 2016 lo nomina suo ambasciatore. L’anno dopo scende in campo in favore dei migranti e apre un canale di comunicazione con Papa Francesco che sarà un’altra delle chiavi di lettura del futuro.

Perché oggi tutti lo festeggeranno ma anche stavolta lui penserà già al domani “Da quasi 40 anni per me è un maestro – dice Paolo Gentiloni – Offre un antidoto al nazionalismo e al populismo, basato sull’illusione di una élite cosmopolita ma su una cultura che guarda al futuro tutelando l’ambiente”. Forte anche il legame con Sergio Chiamparino: “Un visionario con i piedi e il cuore ben radicati in Piemonte, che se è diventata una regione di riferimento per il rapporto fra natura e cultura deve molto a lui” Come il resto del mondo che ogni due anni si ritrova a Torino per Terra Madre-Salone del Gusto. Fonte: La Stampa, Luca Ferrua, coll. Roberto Fiori, 22.06.2019

 

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