Il vicepremier Salvini presenta il progetto di legge alla Camera. La Coldiretti: una svolta per l’agroalimentare made in Italy, dopo che ormai 3 su 4 sono già finiti in mani straniere
Una norma per la tutela dei marchi italiani, quelli storici, con oltre 50 anni. È la proposta di legge, presentata oggi, dal vicepremier Matteo Salvini alla Camera dei Deputati, insieme al Capogruppo del Carroccio a Montecitorio, Riccardo Molinari e alla Presidente delle Commissione per le Attività Produttive, Barbara Saltamartini. “Se vuoi continuare a usare quel marchio storico, che è un valore aggiunto, devi mantenere la produzione in Italia” spiega Salvini. “Se poi vuoi aprire con il nome della Pernigotti o della Borsalino aziende in Russia o Cina, devi comunque mantenere la produzione in Italia per conservare il marchio storico”. Parlando della proposta, il vicepremier la definisce “uno strumento di difesa del made in Italy e delle aziende italiane, che dobbiamo difendere con le unghie, con i denti e con il buon senso. Se produci cioccolato in Turchia – dice riferendosi al caso della Pernigotti – ci metti allora una etichetta così grande dove scrivi “made in Turchia”, cosa che oggi l’Europa impedisce”.
“La tutela dei marchi storici è una svolta per l’agroalimentare made in Italy, dopo che ormai circa 3 su 4 sono già finiti in mani straniere, e vengono spesso sfruttati per vendere prodotti che di italiano non hanno più nulla, dall’origine degli ingredienti allo stabilimento di produzione”. Così il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, commenta l’annuncio del Ministro degli Interni Matteo. Si tratta di un’inversione di tendenza dopo che, sottolinea Coldiretti, negli ultimi decenni gli stranieri hanno acquisito quote di proprietà nei principali settori dell’agroalimentare italiano, dalla pasta all’olio, dagli spumanti ai gelati, dai salumi fino ai biscotti. Uno shopping senza freni, che è stato accompagnato solo da sporadiche azioni dell’Italia all’estero dove spesso, denuncia ancora la Coldiretti, sono stati frapposti ostacoli.
“L’attenzione all’acquisizione dei marchi storici – spiega Prandini – è necessaria perché si tratta spesso del primo passo della delocalizzazione che si realizza con lo spostamento all’estero delle fonti di approvvigionamento della materia prima agricola e con la chiusura degli stabilimenti e il trasferimento di marchi storici e posti di lavoro fuori dai confini nazionali. In questo contesto l’Italia – conclude Prandini – ha il dovere di porsi all’avanguardia in Europa nella politiche di tutela della trasparenza proseguendo nel percorso intrapreso a livello nazionale nell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza degli alimenti dando al più presto attuazione alle nuove norme sull’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti approvate con la legge n.12 dell’11 febbraio 2019 sulle semplificazioni”.
Negli anni, come ricorda la Coldiretti, sono volati all’estero, tra gli altri, la birra Peroni, i gelati Grom, Antica Gelateria del Corso e Algida, i marchi dell’olio Bertolli, Carapelli, Sasso, Sagra e Filippo Berio, la pasta Buitoni e la pasta Del Verde, i cioccolatini Perugina e Pernigotti, lo spumante Gancia, latte e formaggi di Parmalat, Galbani, Invernizzi, Locatelli e delle Fattorie Scaldasole, i salumi Fiorucci, l’Orzo Bimbo, i cracker Saiwa, le bibite San Pellegrino, i liquori Stock e le caramelle la Sperlari. Fonte: WineNews, 14.03.2019