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Dic 21 2018

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LA MOSCA DELLA FRUTTA È ARRIVATA IN EUROPA

Trovati 7 esemplari in Campania

Considerata una delle peggiori minacce per la frutticoltura, Bactrocera dorsalis attacca anche colture tipiche del nostro Paese come mele, pere e pesche. A rischio anche i pomodori

La mosca orientale della frutta, Bactrocera dorsalis, depone le uova inserendo il suo ovopositore nella pelle di una papaia. Foto di Scott Bauer, Wikicommons

È uno degli insetti più pericolosi al mondo per l’agricoltura e soprattutto per la frutticoltura. Bactrocera dorsalis, meglio nota come la mosca orientale della frutta, è arrivata in Italia. I sette esemplari maschi catturati con trappole a Palma Campania e Nocera Inferiore, rispettivamente in provincia di Napoli e Salerno, sono i primi in assoluto in tutta Europa.

Non è la prima volta che insetti o agenti patogeni extra-europei “scelgono” il nostro Paese come punto di approdo al vecchio continente. Era già avvenuto molte altre volte, anche con il patogeno degli olivi Xylella Fastidiosa . Al contrario di Xylella, però, la mosca della frutta non danneggia le piante ma “solo” i frutti.

L’arrivo di Bactocera Dorsalis, originaria del Sud-est asiatico, “è stato un fulmine a ciel sereno”, commenta Pio Federico Roversi, entomologo e direttore del Crea Centro di difesa e certificazione. Uno degli esperti che in questi giorni sta assistendo il Ministero delle Politiche Agricole e la regione Campania nella gestione dell’emergenza.

Ma perché la mosca della frutta è così pericolosa, tanto da essere considerata tra i 5 insetti più devastanti per i nuovi Paesi che raggiungono? “Bactrocera dorsalis si comporta in modo simile alla mosca dell’olivo – spiega Roversi – depone le uova facendo piccole incisioni o sfruttando ferite già presenti; le larve si depositano nel frutto e se ne cibano rendendolo, così, inutilizzabile”. A rendere ancora più temibile quest’insetto è il suo ciclo vitale “molto veloce: nel giro di una stagione possono nascere diverse generazioni. Può quindi attaccare piante diverse, che maturano in periodi diversi della primavera e dell’estate”.

La lista delle piante “ospiti” della mosca, cioè potenzialmente appetibili per depositare le uova, è molto ampia: ad oggi circa 300. Nei suoi territori di origine preferisce il mango e la guava, ma le vanno benissimo anche il melo, il pesco, il pero. E non solo gli alberi da frutto, “sappiamo che questo insetto può scegliere anche le ortive da frutto, pensiamo ad esempio ai pomodori” specifica Roversi. Gli esperti conoscono anche le piante che invece non piacciono a Bactrocera dorsalis: tutte le ortive di colore verde (finocchi, bietole, etc) e i frutti dello stesso colore (ad esempio le banane ancora acerbe non vengono toccate).

Lo sbarco fallito in Francia

I sette esemplari catturati in Campania sono i primi rinvenuti in Europa “a piede libero”. Ma tra il 2013 e il 2018 erano già state intercettate oltre 150 partite di frutta infestate da questo insetto. Quasi tutte in Francia e quasi sempre provenienti dal centro Africa. “Le importazioni di frutta sono uno dei vettori principali di questi insetti – continua Roversi – ma non bisogna sottovalutare neanche il turismo: molte persone tornano da Paesi esotici con qualche frutto locale come souvenir”. Senza sapere che, magari, lì dentro si nasconde un insetto mai visto alle nostre latitudini. “È per questo che sconsigliamo sempre di portare in Italia frutti o materiale vegetale esotico: i danni per la nostra agricoltura possono essere enormi”. A questo proposito il progetto Life Asap, co-finanziato dall’Unione Europea, prevede campagne informative in porti e aeroporti.

osa succede adesso

Ora che la mosca c’è, bisogna agire per eradicarla ed evitare che, a partire dalla prossima primavera, frutti infestati possano partire per mezza Europa.

La task-force anti-mosca è già in azione. Roversi spiega che durante tutto l’inverno verranno fatti campionamenti sui terreni delle due aree interessate (per diventare adulta, infatti, la mosca lascia gli alberi e si mette in terra). Poi, in primavera, verranno piazzate centinaia di trappole per capire quanto (e se) l’infestazione si è diffusa. Infine bisognerà fare controlli a tappeto sui frutti prodotti nelle due zone. Fonte: National Geographic, Federico Formica, 20.12.2018

 

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