guidata dal toscano Massimo Bernacchini. Parola d’ordine? Lotta
Lotta allo sfruttamento ambientale, umano e sociale nel sistema produttivo agricolo dei territori è la traccia fino al Congresso Internazionale 2020
“L’esperienza maturata in Slow Food mi ha permesso di comprendere la centralità e il valore delle progettualità che nascono dal basso. Le comunità, in particolare quelle delle aree marginali, hanno in sé la forza per dimostrare quello che possiamo raggiungere lavorando tutti insieme. Parole del neo presidente di Slow Food Italia Massimo Bernacchini eletto nei giorni scorsi a Montecatini Terme nel Congresso Nazionale n. 9 tra i sette componenti del Comitato Esecutivo, che, nel percorso di rinnovamento che porterà al Congresso Internazionale del 2020, portano in dote la loro variegata esperienza nella rete della Chiocciola italiana. Cinquant’anni, toscano di Orbetello, attivo nel mondo della cooperazione e della pesca, Bernacchini entra in Slow Food nel 2000 e collabora alla nascita del Presìdio della Bottarga di Orbetello, dal 2006 è membro della Segreteria Regionale di Slow Food Toscana e consigliere nazionale, docente di Master of Food e coordinatore della rete internazionale delle Isole Slow, membro del Consiglio internazionale dal 2007 al 2017. Bernacchini che ha ricordato “l’esperienza di Terra Madre come abbiamo fatto in questi anni in Toscana, operando in modo inclusivo e “dal basso” per dar voce a tutte le anime possibili che vedono in Slow Food e in quello che facciamo un’opportunità di essere riconosciuti. Parlo di produttori, di comunità di territorio, di progetti educativi, di cuochi e associazioni che in questi anni hanno stretto alleanze con la nostra Associazione”.
Dalla giornalista Giorgia Canali, classe 1986, artefice della nascita della Rete giovani di Slow Food in Italia, ad Antonio Cherchi, commercialista, già presidente di Slow Food Emilia-Romagna e Tesoriere, da Silvia De Paulis, agronoma, a Giuseppe Orefice, tecnologo alimentare, presidente uscente di Slow Food Campania e Basilicata, da Gaia Salvatori, classe 1989 e Laurea in Comunicazione, a Francesco Sottile, agronomo, docente di Biodiversità e qualità delle colture agrarie all’Università di Palermo, nel loro “manifesto”, i componenti del nuovo Comitato sottolineano come “stiamo vivendo una fase storica della nostra Associazione che segnerà la strada per un futuro straordinario, in Italia come nel mondo. La dichiarazione di Chengdu, Cina ottobre 2017, con le mozioni approvate a sostegno della nostra nuova via, rappresentano una linfa vitale che ha rinnovato molti entusiasmi nei territori in cui Slow Food è presente e dove la sua attività è stata al centro di iniziative importanti. Da quel momento, in tutte le nostre Condotte, in tutti i consessi regionali, nel nostro Consiglio nazionale, le parole rinnovamento, inclusività, apertura, ascolto, sorriso, disponibilità, hanno acquisito nuova forza nei dialoghi e nei confronti e dovranno continuare a farlo per portare la nostra rete italiana a presentarsi degnamente al prossimo Congresso Internazionale del 2020”.
“Ci impegniamo a far nostri i temi delle mozioni, dei documenti e dei contributi che sono stati depositati nel Congresso sui temi delle migrazioni, della giustizia del cibo che consumiamo, del sostegno della rete dei giovani, dell’agricoltura sociale, della riqualificazione ambientale, della mobilità sostenibile così come della lotta a qualsiasi tipo di sfruttamento ambientale, umano e sociale nel sistema produttivo agricolo dei nostri territori – proseguono – il nostro modo di guardare alla biodiversità è stato e continua ad essere unico nel mondo, al confronto con la moltitudine di associazioni ed organizzazioni che lavorano sulla conservazione della biodiversità con le quali pure già collaboriamo e sempre più collaboreremo. Questa ricchezza dovrà essere al centro della nostra attività attraverso i Presìdi, lo sviluppo dei Mercati della Terra, il consolidamento della rete dell’Alleanza dei ristoratori. Ma anche attraverso il rafforzamento delle reti territoriali così come quelle tematiche che stanno svolgendo e possono svolgere un ruolo fondamentale nel nostro Paese, soprattutto in aree con specifiche fragilità. E questo impegno dovrà convergere in modo ancora più forte nelle campagne internazionali come quella sugli Orti in Africa che ci hanno già visto impegnati o quella sul cambiamento climatico che merita una strategia attenta a partire proprio dai nostri territori con la consapevolezza di come si svolge a livello globale”. Fonte: WineNews, 09.07.2018