Da 18 milioni bottiglie nel 2005 ai 2 milioni del 2015 (dati Coldiretti): sono impietosi i numeri del Vino Novello, fenomeno nato alla fine degli anni ’80 in Italia, che dopo una rapida ascesa come moda e rito dell’autunno, ha vissuto un rapido declino, e si può considerare quasi un prodotto “in via di estinzione”.
Ma se ci sono realtà importanti come il Gruppo Italiano Vini, che da quest’anno non lo produrrà più, c’è chi continua a tenerlo in vita, pur con numeri piccoli e con la coscienza che, ormai, sia una produzione residuale, per motivi economici e non solo. A partire Cavit, che si conferma tra i primi produttori della tipologia, con ben 340.000 bottiglie complessive, e Castello Banfi, Antinori, Zonin, Frescobaldi e Mezzocorona.
Pare che, rispetto al passato, quello che ha ridotto gli spazi di manovra è il fatto che negli ultimi 15 anni si è sviluppata una tendenza a produrre molti vini rossi freschi, senza affinamenti in legno, che escono ad inizio primavera, spesso in marzo, e questo ha ristretto di molto la finestra temporale di consumo del Novello. fonte: Winenews